Funerali delle due sorelline

A Latina c’è un prete che fa il prete

Alessandro Meluzzi

Tanti palloncini bianchi e rosa e un lungo applauso hanno accolto i due feretri. Cisterna di Latina era in lutto per i funerali delle due sorelline. Lo scorso 28 febbraio Capasso ha distrutto la sua famiglia: prima sparando alla moglie Antonietta Gargiulo, da cui si stava separando, poi uccidendo le due bimbe in casa. Alla fine, dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine, lui si è suicidato. «Preghiamo anche per il padre», ha detto il parroco e tra i banchi della chiesa subito si è alzato un brusio e a quel punto il prete ha specificato: «Scusate ma anche la fami- glia lo ha perdonato». La donna si è svegliata dal coma dopo una settimana. Non ricordava nulla. Né di essere stata ferita dal marito, né dell’uccisione delle piccole. Sono stati gli psicologi a informarla sulla tragica sorte delle sue due bambine. Ora è ricoverata all’ospedale San Camillo di Roma e le sue condizioni di salute non le hanno permesso di partecipare ai funerali. Qual è il significato della preghiera per i defunti? È una domanda non soltanto teologica, e quindi non risolvibile in termini puramente razionali, ma direi di civiltà e di gusto. Infatti, il fatto che buona parte delle persone durante i funerali delle due ragazzine uccise dal padre carabiniere a Velletri si sia messa a inveire quando il sacerdote ha in- vitato a pregare per tutte le vittime di questa tragica vicenda, compreso il padre, è molto illuminante. La preghiera è diventata un fatto che deve obbedire alle regole del politicamente corretto, allontanandosi dalle sue origini tradizionali legate alla rivelazione cristiana. Un padre omicida in preda al raptus del malinconico che, come quello cui abbiamo assistito, se fosse sopravvissuto avrebbe dovuto probabilmente essere sottoposto ad una perizia psichiatrica. Vi è il ragionevole dubbio che nel momento in cui il padre ha agito era in condizioni che scemavano grandemente - per varie ragioni - la sua capacità di intendere e di volere. Esiste il beneficio del dubbio rispetto alla presenza del  dolo in questo orrendo reato. Ma ciò che ha compiuto - femminicidio e figlicidio - è talmente orrendo che la nostra civiltà lo include in quelle colpe per le quali sussiste una damnatio memoriae che esclude anche ogni possibilità di misericordia. La possibilità di misericordia, invece, viene prevista sempre e comunque nella dimensione della preghiera cristiana. Mentre un tempo verso i suicidi e coloro che avevano compiuto questo tipo di crimine c’era un atteggiamento di chiusura assoluta, oggi questa dimensione -non tanto per la misericordiosità della pastorale bergogliana ma per la coerenza con la preghiera di suffragio - non può essere negata assolutamente a nessuno. Chi può leggere nel cuore degli uomini in un momento di assoluta disperazione e di follia? L’irrompere di quest’ira politicamente corretta dentro una chiesa durante una liturgia eucaristica fa profon- damente riflettere. Fa pensa- re che ormai ci sono colpe che sono più gravi di altre, peccati che sono più imper- donabili di altri. Non sono né i dieci comandamenti, né le beatitudini evangeliche, né le leggi dell’altro mondo a sancirlo ma una dimensio- ne del gusto e delle opinioni. È una dimensione per cui di fronte ad una realtà tragica vuole negare persino la mise- ricordia della preghiera per chi ha fatto un atto orrendo, ma non si può mai escludere la possibilità di pregare per qualcuno. Gesù stesso sulla croce, do- po aver redento il ladrone che era un assassino promet- tendogli il Paradiso in quello stesso giorno, ha pregato per coloro che lo uccidevano: «perdonate loro, Padre, per- ché non sanno quello che fanno». È una preghiera che noi rivolgiamo anche a colo- ro che hanno inveito in chiesa.