CHIRURGIA ESTETICA

Scende l'età di chi fa il "ritocco"

Stefano Liburdi

Non solo anziane signore benestanti, il ricorso alla chirurgia estetica sta diventando usuale anche tra il ceto medio e in una fascia di età molto più bassa a quella a cui eravamo abituati.  Per combattere i segni del tempo sempre più donne si rivolgono al medico chiedendo di far sparire zampe di gallina, borse sotto gli occhi oppure di rimodellare gli zigomi che perdono tono. Tra le italiane che ricorrono alla chirurgia estetica 2 su 3 sono belle e piacenti. E passati i 40 anni ci si affretta a cercare rimedi di eterna giovinezza senza distinzione di ruolo, lavoro e classe sociale. «Negli ultimi dieci anni si sta abbassando l’età di accesso alla medicina e chirurgia estetica e anche il ceto sociale si sta livellando - spiega Giulio Basoccu, chirurgo plastico, responsabile della Divisione di Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva presso l’Istituto neurotraumatologico italiano di Grottaferrata INI e docente all’Università di Tor Vergata -. Se una volta a farne ricorso erano le donne più benestanti oggi si mettono i soldi da parte per un trattamento e si fanno altre rinunce». «Quando si parla di chirurgia estetica bisogna distinguere tra chirurgia dei difetti e chirurgia dell’invecchiamento - sottolinea Basoccu -. Nel primo caso purtroppo si inizia anche molto presto: se di solito ci si rivolge al medico intorno ai 32-35 anni, quando si vuole intervenire su un naso particolarmente irregolare o su un seno non sviluppato spesso le pazienti hanno anche 18-20 anni. Nel secondo caso, invece, le donne che richiedono l’intervento di un esperto perchè temono i segni dell’età sono quelle che si affacciano ai 40 anni». Tra le tecniche chirurgiche «anti-age» più richieste si annoverano la blefaroplastica e il lifting facciale. Il primato nella chirurgia plastica generale lo guadagnano invece mastoplastica, rinoplastica e liposuzione. «In un viso sono gli occhi i primi a soffrire degli anni che passano - spiega il chirurgo - La pelle è molto sottile e delicata e si indebolisce prima, ma molto dipende dalle caratteristiche genetiche della singola persona: una pelle più dura, robusta e grassa invecchia più lentamente». E nella corsa a nascondere grinze sulla fronte e rughe da pagliaccio, in molte si lanciano sulla medicina estetica. «Botulino, acido ialuronico, filler, laser e biorivitalizzazione sono un’alternativa più soft, più economica e soprattutto meno invasiva», afferma Basoccu. Ma c’è una cosa che accomuna le pazienti sul lettino del chirurgo: la bellezza. «Nell’immaginario collettivo sono le donne che non si vedono belle a rivolgersi al chirurgo plastico, nella realtà è vero esattamente il contrario. Le più inclini sono le più abituate a confidare nella propria bellezza, a considerarla come un valore prezioso da preservare - prosegue l’esperto - Proprio perché sono belle dovrebbero avere più senso della misura, invece spesso il meccanismo si esaspera, si ragiona in termini matematici: se una punturina mi ha migliorato, due mi miglioreranno ancora di più. Si entra in un vortice di insoddisfazione - conclude - e si continua a cercare il chirurgo, con un risultato che da buono diventa grottesco».