IL TERRORE TRA NOI

Ora l'Isis vuole colpire dal cielo L'allarme: rischio attentati con i droni

Maurizio Gallo

«Lupi solitari» armati di micidiali kalashnikov che raggiungono il luogo dell’attacco su auto rubate o a bordo di un taxi come a Parigi, a Bruxelles o a Istanbul. Terroristi che usano tir come schiacciasassi per massacrare chi incontrano sulla loro strada. Accoltellatori itineranti e kamikaze con giubbotti esplosivi che insanguinano mercati o altri posti affollati. I miliziani integralisti finora hanno agito così, seguendo un modus operandi quasi identico. Ma la morte può arrivare anche dall’alto, nella forma di un velivolo senza pilota, i cosiddetti droni. Dalle forze di sicurezza americane vengono usati per colpire senza rischiare perdite umane i capi di al Qaeda e dell’Isis, ma questi ultimi potrebbero usarli per uccidere innocenti cittadini in Occidente, Italia inclusa. L’allarme, per nulla peregrino, arriva da una nota dell’Antiterrorismo. Il periodo a rischio per il nostro Paese comprenderebbe i prossimi quattro giorni di chiusura delle festività natalizie. La «dead-line» (è proprio il caso di dirlo) è il 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Attraverso fonti riservate e non meglio precisate, i nostri esperti dell’Antiterrorismo avrebbero saputo che nelle scorse settimane due uomini che trasportavano droni modificati per trasportare un peso maggiore di quello solito, e arrivare a un carico di circa tre chilogramnmi, sono stati fermati dall’esercito israeliano al confine con la Giordania. Interrogati, i due avrebbero confessato che i droni potevano essere utilizzati per portare a termine attentati terroristici, anche in Occidente perché dopo la modifica erano in grado di trasportare un peso sufficiente per un’esigenza del genere. Non solo. In alcuni negozi, anche nella Capitale e dintorni, ci sarebbero state richieste da parte di soggetti stranieri, non ancora identificati e individuati di effettuare le stesse modifiche. Un dettaglio che ha fatto rizzare le orecchie degli inquirenti. Ovviamente, le due persone che hanno fatto tale richiesta sono attivamente ricercate e, solo una volta fermate e interrogate, si potrà capire quanto concreta fosse la minaccia. Ma non è finita qui. Sempre a Roma, nella zona sud e nella notte fra il 18 e il 19 dicembre scorsi, sarebbero state rubate otto autovetture parcheggiate nel piazzale di un concessionario e altrettante targhe. Niente di strano, apparentemente. Invece le macchine sono state segnalate in una nota top-secret dell’Antiterrorismo. Tra le vetture, infatti, ci sarebbero anche alcuni Suv. Nessun allarmismo, ma questo tipo di macchina in Medio Oriente viene utilizzata per caricare materiale vario per aumentare l’effetto dell’impatto contro eventuali ostacoli, come i cosiddetti «pilomat», le colonnine a scomparsa che circondano molti «obiettivi sensibili» anche nella Capitale d’Italia. E, quindi, sono utilizzati anche questi in attentati di stampo jiahdista. Sempre nello stesso periodo e sempre nella città eterna, sono spariti due taxi come scritto da Il Tempo giorni fa. Non bisogna dimenticare che i tre terroristi protagonisti dell’attacco all’aeroporto di Bruxelles avevano usato un’auto pubblica. E che pure il killer di Istanbul sarebbe arrivato (e addirittura fuggito) in taxi dalla discoteca teatro della carneficina. Ma i terroristi islamici (e non solo loro) cercano di sorprendere per non essere sorpresi. E il prossimo attacco potrebbe arrivare dal cielo.