Elena Ceste psicopatica o vittima?

Elena Ceste non è stata ammazzata e buttata nel rigagnolo melmoso del rio Mersa: è andata incontro alla morte volontariamente perché psicotica. La tesi dell'avvocato del vigile del fuoco Michele Buoninconti non lascia spazio a dubbi. Giuseppe Marazzita ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito, accusato di avere ucciso la moglie il 24 gennaio dell'anno scorso. Buoninconti non è colpevole perché non c'è stato omicidio, insomma. Di tutt'altro avviso la tesi accusatoria, che esclude una fuga volontaria da parte della madre infelice di Costigliole d'Asti e la sua morte accidentale in un fosso profondo dieci centimetri, nella posizione in cui è stata trovata. Adagiata, con la testa nel fango. Secondo la Procura di Asti Michele Buoninconti ha ucciso la moglie dopo averne scoperto le più o meno innocenti amicizie maschili attraverso Facebook, l'ha punita tormentandola, poi soffocandola ed infine gettandola nel canale ad ottocento metri da casa. Buttata nuda, perché in quanto vigile del fuoco sapeva che l'acqua, le condizioni metereologiche e gli animali sono in grado di distruggere un cadavere, se privo di abiti. Due teorie a confronto, Accusa e Difesa, che dovranno confrontarsi, nella giornata di domani, con le decisioni dei magistrati, chiamati a dirci se Michele Buoninconti sia colpevole o innocente. L'Accusa ha chiesto trent’anni di carcere. Buoninconti, l'uomo che il giorno della scomparsa della moglie scriveva sul suo diario «vendute uova di oca», è apparso disteso, nel corso delle ultime udienze. I capelli più lunghi e giovanili, lo sguardo beffardo di sempre. «Elena è già santa», ha detto con la sua voce cantilenante, aggiungendo che sarà assolto perché non c'è stato omicidio. Il 20 ottobre scorso ha firmato il ricorso contro la decisione del Tribunale sulla decadenza della potestà genitoriale. Elena Ceste, 37enne torinese che per lui aveva rinunciato ad una carriera tuffandosi in un'aia tra quattro figli da crescere, galline e orti da curare, in mezzo alla campagna nebbiosa dell'astigiano, era davvero diventata psicotica? Che lo fosse è solo il marito a dirlo. Che abbia potuto denudarsi e camminare fra le sterpaglie di un inverno livido è considerata congettura fantasiosa rispetto ad un castello accusatorio che risolve l'equazione investigativa con una risposta convincente. L’energia drammaturgica di questo brutto caso di cronaca si mischia con l'epifania di esternazioni dell'imputato Michele Buoninconti che, all'indomani della scomparsa della moglie, confronta la sua sparizione ad un rapimento dei marziani. Gli investigatori trovano Elena Ceste dieci mesi dopo la sua scomparsa e per caso: è una ruspa del Comune a scoprire, coperti dai rovi, i pochi resti della casalinga infelice. Qualche mese ancora e quegli stessi resti non avrebbero potuto parlare. Tuttavia qualcosa dicono. Il corpo è stato adagiato e non presenta segni di violenza. Probabilmente la donna è stata soffocata e poi nascosta, nell'attesa che il tempo ne cancellasse qualsiasi traccia. La Difesa ribatte che Michele Buoninconti non avrebbe avuto tempo, tra le 8 e 25 e le 8 e 47 (quando uscì di casa per accompagnare i quattro figli a scuola) per uccidere e occultare un cadavere. C’è però l'ipotesi che il delitto sia avvenuto durante la notte, sebbene i figli della coppia asseriscano (tranne qualche titubanza di troppo da parte di uno) che la mamma, a colazione, c'era. Sulle calze che Elena Ceste si sarebbe sfilata e avrebbe lasciato nel cortile vengono rilevate tracce di fango riconducibile al Rio Mersa. I legali di Buoninconti smontano questa prova: il fango è compatibile anche con la terra che circonda la casa sgraziata in cui abitava la coppia. A corredo dei fatti, le «buonincontate» che si accavallano. Lui che chiama una trasmissione televisiva spacciandosi per «Armando Diaz», lui che fa amicizia con una donna calabrese e per telefono le chiede se voglia essere la sua asinella, il litigio con un compagno di cella. Tipo tosto, Michele Buoninconti, non si creda il contrario. Secondo gli inquirenti che l'hanno arrestato il 29 gennaio scorso, l'omicidio della moglie avrebbe avuto carattere punitivo. L'esito del processo di primo grado appare incerto tuttavia perché se la teoria accusatoria non mostra grinze, le prove al di là di ogni ragionevole dubbio lasciano spazio ad interrogativi che potrebbero risultare favorevoli all'imputato.