Il Concilio Vaticano II e l’importanza dell’educazione

Nel 2015 ricorre il cinquantesimo della «Gravissimum educationis», il documento sull’educazione cristiana varato dal Concilio Vaticano II il 28 ottobre 1965. Negli anni del postconcilio, il Magistero dei Pontefici e dell’episcopato italiano è ritornato con insistenza sull’importanza dell’educazione. Il documento «Gravissimum Educationis« sull'educazione cristiana fu tra i più discussi nella fase preparatoria, nella fase dialettica e fino alla conclusione del Concilio, per la complessità e la vastità del tema, per la diversità e la molteplicità di interpretazioni e di realizzazioni del fenomeno educativo nelle varie regioni del mondo. «La vera educazione - riporta il testo - deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l'uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere». I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, «hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa». Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tra tutti gli strumenti educativi un'importanza particolare riveste la scuola, che in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, «sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara alla vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di carattere e condizione sociale diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca». Essa inoltre costituisce un centro, alla cui attività devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, la società civile e tutta la comunità umana. I genitori, avendo il dovere e il diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, «debbono godere di una reale libertà nella scelta della scuola». Perciò i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva, «debbono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in modo che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà».