Quelle serate a tre con La Capria
Da ragazzo quando frequentavo l’Accademia Silvio D’Amico come attore, sono stato fidanzato con Alexandra La Capria figlia del famoso scrittore Raffaele La Capria, per gli amici Dudù, ma io non ho mai osato chiamarlo così. A dire il vero non sapevo neanche chi fosse all’epoca. In realtà non ero soltanto fidanzato con Alexandra, senza dubbio bella e intelligente, ma anche con suo padre. Perché tutte le sere le trascorrevamo a cenare insieme. Infatti, la moglie di La Capria, Ilaria Occhini (nota attrice) spesso era in tournée. La nostra, era, di fatto, una relazione a tre. Per me che non avevo mai conosciuto il mio vero padre, La Capria mi appariva come il papà ideale. Era un uomo adulto, saggio, colto e soprattutto un ex-campione di tuffi. Imparai che si poteva essere degli intellettuali e anche essere stati degli atleti, e per me che andavo sul trapezio sembrò una rivelazione. La sua casa era frequentata da giovani aspiranti scrittori come Sandro Veronesi, Erri De Luca, Paolo Virzì… tutti in cerca di consigli, da quello che a detta di molti, era ed è uno degli uomini più colti e rispettati della letteratura italiana. In quelle serate a tre, ho scoperto Flaubert, James, Proust, Joyce, Conrad… e ho iniziato a leggere questi autori solo per parlare di Dedalus, dell’Educazione sentimentale, o di Cuore di tenebra, con lui e con Alexandra la sera cena. Per tre estati di fila abbiamo trasferito le nostre lunghe chiacchierate in villeggiatura a Capri dove La Capria aveva una bellissima villa, semplice e rispettosa della natura che la circondava, appena sotto il Monte Solaro, davanti ai Faraglioni. Per arrivarci bisognava fare una lunga camminata e percorrere centinaia di scalini. Arrivati alla villa, affannati e sudati era bello tuffarsi nella piccola piscina disegnata nella roccia e ammirare la maestà dei Faraglioni. Per me nato e cresciuto tra i palazzoni di viale Marconi e la Magliana, era come scoprire la bellezza. Quella «bella giornata» di cui tanto parlava La Capria nel suo romanzo «Ferito a morte», ora mi si rivelava grazie a quella natura che non finiva mai di sorprenderti. La mattina a Marina Piccola prendevamo un piccolo gozzo e partivamo tutti e tre per fare il giro dell’Isola. A La Capria piaceva farci da Cicerone e svelarci le grotte nascoste, sconosciute ai turisti. Come quella dello «champagne», dove da una piccola fessura si penetra nell’incavo della roccia e le onde che s’infrangono, danno un effetto di spruzzo, come se si fosse stappata una bottiglia di Dom Pérignon! Ogni angolo dell’isola era buono per ripetermi che: «Capri è l’isola più bella del mondo perché ha tutto, puoi trovare i resti della grotta dell’uomo di Neanderthal, alla villa di Tiberio, alla Certosa…». Lui non amava tanto i turisti, specie quella della domenica perché gli sembrava che invadessero tutta quella bellezza, con la loro volgarità. Spesso ci portava a cena nel suo ristorante preferito alle Grottelle, davanti all’Arco Naturale. La Capria aveva un fratello Pelos, che a volte era ospite della villa. Pelos era piccolo e tozzo, buffo come uno dei sette nani di Biancaneve. Pelos amava cucinare e un giorno mentre serviva a me e Alexandra un riso al curry dopo una mattinata trascorsa in mare, mi disse : «Tu te la ricordi quando Sofia Loren arrivò seconda a Miss Italia?». Io devo aver avuto una faccia perplessa. Lui incalzò: «Io con la prima stavo!». La Capria si ispirò anche a suo fratello per scrivere «Ferito a morte» (premio Strega nel ’61) da cui poi fu tratto un bellissimo film diretto da Vittorio Caprioli «Leoni al sole». Poi la mia storia con Alexandra finì e così anche le villeggiature a Capri. In quell’isola ci tornai altre volte, ma solo come turista della domenica. Circa una decina di anni fa ho saputo che la Villa (ora si chiama Villa La Capria) era stata venduta. Non era certo facile per lo scrittore ormai novantenne salire tutti quegli scalini. L’estate scorsa, ho raggiunto l’isola in barca, ormeggiando di fronte a Marina Piccola. La mattina presto mi sono svegliato ho preso il piccolo tender e con il mio cane un jack russel di nome Sancho sono sbarcato a Capri, deciso di voler rivedere quella Villa dove avevo trascorso alcune tra le più belle vacanze della mia giovinezza. Arrivato in Piazzetta, mi dirigo verso l’ospedale dove dietro inizia la scalinata che porta a Villa La Capria. Camminando penso a come giustificarmi con i nuovi proprietari. Ero certo che mi avrebbero fatto visitare la casa. Arrivato finalmente in cima, trovo il cancello chiuso con un lucchetto, rimango qualche minuto fermo e deluso, senza sapere bene cosa fare. Non potevo certo tornare indietro avendo fallito. Decido di scavalcare. Sancho facilmente passa attraverso le sbarre di ferro. Entro nella Villa e trovo il giardino molto curato, la terrazza perfettamente in ordine e nulla mi sembra cambiato. Evidentemente i nuovi proprietari hanno molta cura della casa. Mi vengono in mente decine d’immagini, fatte di risate, baci, carezze, abbracci nascosti, bagni notturni e lunghe letture nell’ora della siesta alla scoperta della letteratura! Scatto delle foto con il mio iphone. Rivedo la piscina, che sembra una sorgente di acqua naturale. È più forte di me mi tuffo e dopo essermi fatto il bagno, come ladri io e Sancho fuggiamo, portandomi via, solo dei ricordi.