La droga non ha ucciso il pusher dei trans

Il processo sul «ricatto» all’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo si tinge ulteriormente di giallo. Perché una nuova perizia medica esclude che il cocktail di droghe ceduto dal carabinieri Nicola Testini allo spacciatore Gian Guarino Cafasso - morto in circostanze sospette nel periodo in cui tentò di vendere il filmato dell’ex presidente nell’abitazione del trans Natalì - sia la causa scatenante che provocò il decesso dell’uomo. Questo afferma un’accurata relazione difensiva dei professori Annunziata Lopez e Costantino Ciallella, che ieri sono stati ascoltati dal Tribunale collegiale della Capitale. Il processo ruota attorno alla figura del maresciallo dei carabinieri Testini, ritenuto dalla Procura della Repubblica di Roma la mente del videoricatto a Marrazzo. Il militare, inoltre, è anche accusato di aver ceduto a Cafasso una dose di cocaina ed eroina che ne avrebbe provocato la morte. Per questo nei suoi confronti è ipotizzato anche la «morte come conseguenza di altro reato». C’è da dire che già una precedente perizia, firmata dal professor Giovanni Arcudi, aveva sconfessato la tesi accusatoria, ritenendo la morte di Cafasso legata ad una aritmia. Tuttavia la relazione Lopez-Ciallella afferma qualcosa in più, in quanto nell’atto si legge che «l’intervallo temporale che intercorre tra assunzione (dello stupefacente, ndr) e decesso (circa sette ore) rende del tutto insostenibile una correlazione causale fra assunzione di eroina e/o cocaina ed il decesso del Cafasso in considerazione della emivita plasmatica delle sostanze, della loro farmacocinetica e farmacodinamica, tutti elementi sostanziali per la definizione di un decesso farmaco-correlato». In sostanza, la droga non avrebbe giocato alcun ruolo nella morte dell’uomo. Un decesso che a distanza di oltre cinque anni continua a non trovare risposta, se non in una fredda analisi scientifica che parla di «morte per aritmia cardiaca». Ma andiamo per gradi. Stando ai consulenti «la relazione causale o concausale fra il decesso di Cafasso, avvenuto il 12 settembre 2009 nell’hotel Romulus sulla Salaria, e l’assunzione di sostanze stupefacenti nel caso in esame è esclusa». Per illustrare questa affermazione i due professionisti si basano sui parametri medici individuati dalle analisi. Un particolare di non poco conto riguarda l’assunzione di quello stupefacente ceduto da Testini e la morte. Nell’atto si legge che «fra i criteri da considerare», c’è anche «l’intervallo decorso fra assunzione e decesso, pur nella sua immediatezza (alcune ore), colloca il giudizio sulla possibile correlazione con le sostanze assunte sul piano della mera probabilità, priva di copertura scientifica, in quanto il decesso si è verificato nella fase avanzata metabolizzazione delle sostanze». Inoltre, Lopez e Ciallella entrano nel merito delle singole sostanze stupefacenti assunte: cocaine ed eroina. «Sul ruolo che le due sostanze (singolarmente ovvero in sinergia) possano aver svolto nel provocare l’aritmia responsabile del decesso si rileva quanto segue: per quanto riguarda l’eroina non vi è letteratura scientifica che relazioni la assunzione della sostanza con l’insorgenza di alterazioni del ritmo cardiaco, essendo la morfina impiegata in terapia anche in caso di infarto del miocardo». Per quanto riguarda la cocaina «nel caso in esame mancano gli effetti acuti della sostanza sul cuore che sono rappresentati da segni di ischimia-lesioni e necrosi, come documentato sui vetrini istologici prelevati nel corso del primo accertamento; l’assenza di segni acuti di azione della cocaina indica che nel caso in esame non vi sono stati effetti tossici sul cuore dopo l’assunzione della sostanza». Infine, «per quanto riguarda la presunta contemporanea assunzione delle due sostanze (cocaina ed eroina) un effetto sull’aritmia è da escludere in quanto il meccanismo responsabile dei decessi in questo caso viene individuato in un arresto respiratorio (e non cardiaco come nel caso di Cafasso) per azione delle due sostanze sui centri encefalici regolatori della frequenza respiratoria, azione da attribuire all’eroina che, nel caso in esame, non si è verificata per l’assenza dei reperti istologici polmonari tipici quali edema ed enfisema». Resta, dunque, l’interrogativo su cosa abbia scatenato la fulminante «aritmia cardiaca» che ha provocato la morte del pusher, che nel processo sul video-ricatto a Marrazzo avrebbe potuto svelare spaccati probabilmente rimasti oscuri.