La mappa dei luoghi di culto islamici

La Tunisia chiude 80 moschee e in Italia i luoghi di culto aumentano. All'indomani dell'attacco terroristico avvenuto in due resort della città di Susa e che ha provocato 39 morti, per lo più turisti stranieri, il capo del governo tunisino ha annunciato che chiuderà 80 moschee che operano al di fuori del controllo statale e sono accusate di incitamento alla violenza. Una decisione choc che ha scatenato la polemica anche in Italia, dove i centri di culto islamici proliferano. Un monitoraggio dell'antiterrorismo ha identificato nel nostro Paese 820 luoghi di culto e 184 moschee sparse su tutto il territorio nazionale. La maggior parte di questi luoghi di preghiera sono definiti impropriamente moschee, anche se di fatto si trovano in scatenati e garage. Solo a Roma quelle censite sono 47, ma si sospetta che siano quasi cento i posti in cui si riuniscono musulmani per pregare. Una diffusione capillare che si estende per tutto il territorio nazionale, ma che quasi sempre utilizza strutture in cui mancano i requisiti minimi essenziali per essere riconoscibili come posti in cui si prega. A parte la Grande Moschea di Roma, e poche altre, come quella di Segrate, Catania e Colle Val d’Elsa, che architettonicamente sono individuabili, il resto sono cantine che all'occorrenza raccolgono fedeli. Nessun segno esterno che identifica i luoghi di culto, dunque, ma sono realtà comunque «tollerate» perchè esistono sotto la definizione di «associazione culturale». Una galassia che rimane sempre nella penombra e che espone alla mercè di imam, tabligh itineranti e predicatori d'odio, la parte moderata dell'Islam, tentando di inculcare la dottrina fondamentalista. In alcuni di questi centri, infatti, la preghiera è solo una copertura e una scusa per poter indottrinare alla guerra santa. Questi luoghi, inoltre, sfuggono ad ogni controllo. Oltre alle moschee riconosciute come «moderate», di cui fanno parte i musulmani devoti alla preghiera, al digiuno e all’elemosina, è da segnalare la presenza anche di quelle più inquietanti dei predicatori d’odio, dei reclutatori e delle «cellule in sonno», più volte oggetto di indagini dei servizi di intelligence e delle forze di polizia.