"Facevamo sesso anche a Tiburtina"

«So’ andato tante volte con lui. Una volta mi ricordo al binario 13 sul treno, due-tre volte a Roma Tiburtina dove ci stanno quei bagni a pagamento...», racconta una delle vittime degli orchi delle stazioni. Usavano i bagni pubblici della metro Piramide. Quelli della stazione di Tiburtina o di Aprilia. Non era solo lo scalo ferroviario di Termini a fare da sfondo a un mondo dove uomini, talvolta in abito talare, strappavano l’infanzia «di adolescenti, accomunati tutti da una precarissima condizione esistenziale, caratterizzata - come scrivono gli inquirenti - da povertà, ignoranza, promiscuità, estrema emarginazione e degrado». Ragazzini «per i quali la prostituzione è, purtroppo, già divenuta un normale sistema per procurarsi da vivere». Tra i 17 indagati dell’operazione, condotta dalla Polfer, compaiono prelati, disoccupati e uomini che guidano macchine costose. Tra le pagine che compongono l’ordinanza di custodia cautelare emerge anche la disperazione che induceva i minori a vendere il proprio corpo in cambio di un panino o di una ricarica telefonica. Avveniva a Termini come in altre stazioni e in numerosi luoghi della Capitale, chiese e cimiteri inclusi.     I LUOGHI Tiburtina, Piramide e Termini. Nettuno, Albano Laziale e Aprilia. Ancora: a bordo dei treni, in casa, in macchina, nei bar adiacenti la stazione o in quelli del Mc Donald’s. Termini era sicuramente il luogo principale dove gli indagati, accusati di sfruttamento della prostituzione minorile, adescavano i ragazzini. Vicino le scale mobili gli orchi facevano un gesto con il capo per far intendere alle loro prede i loro appetiti sessuali perversi. I giovani venivano condotti al «binario 29», dove venivano consumati i rapporti. Stesso sistema presso lo scalo ferroviario presente a Tiburtina, «dove ci stanno quei bagni a pagamento...», racconta un giovane rom. In zona Tiburtina, anche il cimitero del Verano diventava un luogo di perversione: «I due percorrevano il piazzale dello scalo - scrivono gli inquirenti - prendevano una via sterrata sottostante il cavalcavia della Tangenziale est, sbucavano sulla via Tiburtina, la attraversavano dirigendosi verso il Verano(...) l’indagato si sporgeva verso il seno della giovane appoggiandovi il volto, poi iniziava a baciare la ragazza con insistenza sulla bocca, toccandole i glutei. A questo punto la polizia interveniva». Veniva usata anche la stazione della metro Piramide: «Prendevano la metro raggiungendo la fermata "Piramide" – si legge nell’ordinanza - Lì A.S. aveva pagato l’ingresso ai bagni pubblici con una moneta da 50 centesimi di euro e, una volta dentro...». I minori venivano adescati anche presso altri scali: «L’ho conosciuto ad Aprilia, alla stazione – racconta una vittima - lui cerca uomini...è venuto da me e ha detto: "andiamo e ti porto a casa"». Le case (dove venivano proiettati film porno), come i treni e i bagni pubblici erano i luoghi preferiti dagli indagati che, almeno nel caso di un sacerdote, non disdegnavano i luoghi di culto: «È un prete che due o tre anni fa lavorava presso la chiesa Santa Maria degli Angeli in piazza della Repubblica – spiega una prostituta che esercitava in zona - in alcune occasioni ho notato lo stesso che faceva entrare dei ragazzini romeni da un’entrata secondaria della struttura».     I COSTI I bambini vendevano il loro corpo anche per un pacchetto di noccioline. I «balanu» (così vengono chiamati gli omosessuali dai nomadi di etnia romena) pagavano dalle 10 alle 50 euro. In alcuni casi compravano scarpe, abiti, ricariche telefoniche o un panino al Mc Donald’s. La giovinezza di un ragazzino disagiato acquistata con un panino dal costo di circa 5 euro.     LA MAMMA In un caso era proprio la madre a vendere la figlia: «Sei mesi fa ho conosciuto la mamma della ragazzina con cui mi avete fermato oggi – racconta un indagato - più volte lamentava le sue precarie condizioni economiche (...) la stessa G. mi proponeva di incontrare anche la figlia minorenne, all’interno della stazione Termini, in quanto, capendo la mia bontà, considerate le offerte di denaro e di generi alimentari, decideva di far aiutare anche la minore».