Addio a Elio Toaff il rabbino più amato
Avrebbe compiuto tra poco più di una settimana 100 anni. Elio Toaff rabbino emerito della Comunità ebraica di Roma se ne è andato ieri sera poco dopo le venti nella sua casa romana, davanti la Sinagoga. Dalla sua finestra si vede l’accesso al Tempio maggiore e davanti al suo portone ci sono le tre palme, piante che Toaff amava perché un punto d’incontro per molti ebrei romani. Fino a poco tempo quando le forze glielo permettevano ancora passeggiava per il ghetto e regalava sorrisi ai bambini che entravano o uscivano dalla scuola. Lo scorso anno molti bambini festeggiarono per il suo novantanovesimo compleanno il rabbino emerito sotto casa, portando una mega torta con scritto: «Mazal Tov» (augurio in ebraico ). Lì sullo slargo dedicato a Stefano Gay Tasché, quel bambino che nel tragico attentato del 1982 perse la vita e che quest’anno da poco insediato il presidente Mattarella ha voluto ricordare incontrando la famiglia al Quirinale. Toaff e stato l’artefice di quella visita che ha cambiato la storia con Giovanni Paolo II. Nel suo testamento spirituale, Papa Wojtyla ha citato solo due persone: Elio Toaff e il segretario Don Stanislao. «I nostri fratelli maggiori, fratelli prediletti» così Giovanni Paolo II definì il popolo ebraico quando il 13 aprile del 1986 si recò al Tempio maggiore di Roma. «Fu un gesto sconvolgente da molti punti di vista - aveva ricordato Toaff. Era la prima volta che un Papa entrava in Sinagoga ed io ero molto impensierito perché non sapevo come sarebbe andata, né quale sarebbe stato l’atteggiamento del Papa nel momento in cui sarebbe entrato nel Tempio. Ma quando l’ho visto venirmi incontro a braccia aperte e abbracciarmi davanti a tutti, allora la tensione si è appianata e tutto si è fatto molto più semplice e amichevole». Un uomo che da ieri sera piangono in molti, lui che ha preso per mano la Comunità ebraica di Roma nel lontano 1951, dopo gli anni bui del fascismo e del nazismo per farla crescere attraverso l’istituzione delle scuole ebraiche e attraverso una religione che non lasciava solo nessuno. Raccogliendo l’eredità di un altro grande rabbino capo della capitale, David Prato. Trovò una comunità travolta dalle persecuzioni, che aveva subito la grande razzia del 16 ottobre del 1943 e che era stata decimata nei campi di sterminio nazista Toaff ieri sera è stato ricordato da molti, sui social network semplici cittadini hanno postato foto, sguardi, frasi e notizie e il premier Matteo Renzi ha twittato (Un pensiero carico di gratitudine e affetto per il rabbino Elio Toaff, grandissimo italiano e uomo simbolo della comunità ebraica), e attorno alle 22,20 si è recato personalmente alla Sinagoga capitolina. Già perché ieri sera le porte del Tempio maggiore si sono aperte per permettere ai fedeli di pregare. Oggi l’intero mondo ebraico italiano, e non solo, è in lutto: per Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, è «morto un uomo straordinario, un punto di riferimento». Per Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei romani, «un gigante della storia che ha ridato orgoglio alle nostre comunità». I funerali si svolgeranno domani pomeriggio a Livorno. «Con la morte di Elio Toaff l’ebraismo italiano perde un protagonista, custode in tutti questi anni della memoria storica del nostro paese. Un grande italiano, che ha avuto un ruolo fondamentale nella ricostruzione della democrazia in Italia», ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, mentre il primo cittadino capitolino Ignazio Marino: «Voglio esprimere il mio cordoglio e quello di tutta la città per la scomparsa di Elio Toaff. Un uomo di grande valore che ha dedicato la sua vita alla spiritualità, al dialogo interreligioso, alla memoria e alla conoscenza». Anche il consigliere politico di Silvio Berlusconi Giovanni Toti lo ha definito: «pilastro dei nostri tempi». I funerali dell’ex rabbino capo di Roma, Elio Toaff morto stasera a Roma, dovrebbero svolgersi domani pomeriggio a Livorno.