Lingotti d’oro dall’Africa Business da 20 milioni

Non bastavano le armi, la droga, le cooperative, le estorsioni, l’usura e gli immobili. Nelle tasche di alcuni esponenti dell’organizzazione Mafia Capitale finivano anche i guadagni ottenuti grazie al traffico d’oro. Ben venti milioni di euro a viaggio che arrivavano in Italia: da polvere, trasportati con un aereo privato, diventavano lingotti. Soldi che finivano sempre nelle tasche della banda «Mafia Capitale». La vicenda inizia nel marzo del 2013, quando l’indagato Fabio Gaudenzi, dovendo fare un affare alle Bahamas, si rivolge a Filippo Maria Macchi, un amico d’infanzia: «Cioè te conosco da ragazzino». Macchi spiega però che non aveva liquidi perché stava per effettuare un’operazione in Africa, «l’affare più grande della mia vita», «paventando - scrivono gli inquirenti - la possibilità di effettuare un’operazione speculativa inerente a materiali preziosi». Si tratta di un import export di oro.     «SERVE UN PATTOCON IL CAPO VILLAGGIO» «L’azienda di mio padre ha le autorizzazioni import export per farli, quindi io viaggio in qualità dell’azienda per l’importazione del prodotto - rivela Macchi - c’ho l’autorizzazione della Banca d’Italia, il concetto è che c’è un solo rischio (...) che succeda qualcosa là sul posto...ovvero stai andando sempre in Africa, non stai andando a Roccaraso capito?». A questo punto Macchi spiega i dettagli dell’operazione: «Tu stringi un rapporto con il capo villaggio dove c’è l’oro. Questi capo villaggio dove c’è l’oro non sono i proprietari dell’oro, sono dei rappresentanti eletti dal villaggio che sono autorizzati alla vendita del prodotto ma con i soldi loro ci mantengono il villaggio non è che diventano ricchi».     «CON LE PLUSVALENZECOSTRUISCI 50 VILLE» Ma bisogna fare un investimento: «Per vendere questo prodotto loro devono pagare le tasse d’esportazione, le tasse di questa esportazione sono circa il 4% ok? Allora che succede...tu ti metti d’accordo con lui gli dici senti io vengo già con l’aereo privato, ti pago le tasse d’esportazione, esportiamo il prodotto lo portiamo nella mia azienda e ti pago ok? Quindi non ti pago giù ma ti pago qua, l’unico rischio che c’ho sono queste tasse d’esportazione ok? Per tutelarci noi abbiamo detto: "veniamo giù a prendere 100 chili, quant’è il 4% di 100 chili delle tasse d’esportazione? Sono circa 100 mila dollari, allora noi ti diamo 100 mila dollari per pagare le tasse, così tu puoi passare la dogana con il prodotto e dichiararlo, però tu in cambio ci dai 3 chili d’oro che sono a garanzia dei 100 mila dollari" (...) 3 chili d’oro sono 3 cosette così, te le metti in tasca e vai (...) Con un investimento del genere, del 4% fai delle plusvalenze che tu costruisci 50 ville capito?».     «MI HA FATTO VEDEREI LINGOTTI» Bisogna solo trovare i soldi. Quindi Macchi chiede a Gaudenzi se è possibile fare intervenire Carminati: «E con l’amico nostro quello più grande quando....che vuoi fare vuoi aspettare lunedì mattina quindi?». Gaudenzi spiega quindi l’operazione a Carminati: «Il lavoro è buono, è vero, mi ha fatto vedere le foto di tutti i lingotti». «Il Cecato» incontra Macchi: «Ti servono questi soldi...per quanto tempo?». I due si organizzano, Macchi spiega come prendere l’oro, quanto costa e quanto frutterà l’operazione: «Mio padre è presidente di una delle più grandi aziende di oro», «l’oro è in polvere, l’ho fatto diventare barra perché la polvere in Italia è illegale». Carminati risponde: «Io non sono esperto d’oro però ormai c’ho tanti anni...noi abbiamo fatto una truffa dell’oro, ai tempi quando costava 7000 lire al grammo insomma». Ad ogni modo l’ex estremista di destra è convinto: «Mo ti dobbiamo rimedià sti soldi». Ma c’è poco tempo a disposizione e Carminati non ha liquidità, Comunque in pochi giorni i soldi vengono trovati: «È fatta», afferma Gaudenzi. Il 20 aprile scorso gli inquirenti vedono Gaudenzi, Macchi e Caterina Garofalo all’aeroporto Gb Pastine di Ciampino. Partono con un volo privato della società Livingstone.