Tanti auguri piccolo Sms

Merry Christmas. Da un semplice augurio ad una rivoluzione sociologica. Quel banale «Buon Natale» fu, infatti, il testo del primo «SMS» inviato il 3 dicembre 1992 dal ventiduenne Neil Papworth da un computer ad un cellulare sulla rete GSM Vodafone inglese. Grazie allo «short message service» e forse anche alla sua ansia (era soltanto il 3 dicembre e già faceva gli auguri di Natale...) l’ingegner Papworth è entrato a pieno diritto nella Storia della tecnologia. Il primo SMS da cellulare a cellulare fu invece inviato all’inizio del 1993 da uno stagista della Nokia anche se il concetto di brevi messaggi di testo era già stato sviluppato all’inizio degli anni ’80 da Friedhelm Hillebrand. La terminologia originaria (e corretta) sarebbe sm (Short message o messaggio corto) ma l’uso del termine SMS indusse la stessa Nokia ad adottare queste tre lettere per la realizzazione del famoso suono di ricezione messaggio TI TI TI TIIII TIIII TI TI TI, che altro non è che il termine SMS in codice Morse: S equivale a 3 punti (o suoni brevi) e M due barrette (suoni più lunghi). E benchè oggi sia quasi in agonia, l’Sms ha cambiato la vita e le abitudini delle persone e soprattutto il lessico dando una mano ad abbattere quelle ottime nozioni di grammatica e lingua italiana che maestre e professori ci hanno faticosamente insegnato a scuola, «xché da quel primo sms in poi tt sarebbe cambiato nel modo di scrivere msg tra le persone», di invitare «c 6 x axitivo?» un amico e anche di dire «tvb» alla fidanzata. I 160 caratteri della frase impongono, infatti, la sintesi ma per molti anche la crasi e tanti errori grammaticali comunemente accettati. Con l’sms abbiamo imparato a parlare meno al telefono e a mandare più messaggini, ad avere meno comunicazioni sincrone e più dialoghi differiti ed asincroni, ossia la possibilità di leggere il messaggio in un momento diverso da quello della ricezione. Una rivoluzione culturale, perché con l’sms si è sviluppata la generazione dei nostri figli autentici Speedy Gonzales con i pollici sulle tastierine alfanumeriche o su quelle T9, anche se è stato Andrea Fantoni, tecnico informatico di Milano, a vincere nel 2006 il primo Campionato italiano di velocità di scrittura di sms, mettendo a segno un record da Guinness dei Primati e se anche le zie settantenni o i nonni sprint si affidano ai messaggini per farsi vivi con figli indaffarati e nipoti smemorati. Insomma un nuovo modo di comunicare ma anche di pensare, più sintetico, riassuntivo e mai prolisso, poco descrittivo e molto da decifrare... Però, come sostengono i sociologi gli sms sono intervenuti anche nei nostri rapporti personali: ci consentono di commentare in diretta (e in segreto) le riunioni al lavoro, di mandare auguri e saluti a persone con cui però non abbiamo voglia di parlare, di discutere e litigare per ore con l’amante salvo poi renderci conto l’indomani che non aveva chiamato perché stava contemporaneamente con un’altra, di fare una figuraccia quando l’abbiamo mandato al destinatario sbagliato... Sicuramente l’sms, con la sua discrezione, è molto utile per le persone timide ma soprattutto ha rotto le barriere della comunicazione tra i muti e i sordi. Insopportabili i Bulk sms, quelli con invio multiplo, tanti promozionali, a volte molesti, autentici spamming come le tediose «catene di Sant’Antonio». Molti, però, utili e preziosi, come quelli di alert, ad esempio, utilizzati dalle banche per avvertire di un prelievo o di un pagamento o come quelli solidali che ci consentono di inviare un aiuto economico, seppur minimo, in caso di calamità o di campagne sanitarie e di beneficienza. Altro tipo di guadagno quello che hanno fatto le grandi Compagnie di Telecomunicazioni vendendo cari gli sms conquistando clienti e abbonamenti a colpi di pacchetti con sconti ed offerte. A ventidue anni di distanza il messaggino sembra aver esaurito la sua carica innovativa anche se in Italia se ne inviano circa 70 mila al giorno (nel mondo un milione) grazie al funzionamento con tutti i telefonini e gli operatori anche quando non c’è la copertura internet. Non c’è più un gran risparmio, assicurato invece da Whatsapp ed iMessage di Apple, che permettono lo scambio di messaggi a costi praticamente irrisori. Poi ci sono i social media come Twitter (140 caratteri, 20 in meno dell’sms) e Facebook o le piattaforme di Voip come Skype. Ventidue anni fa fu una rivoluzione, oggi è soltanto un’abitudine. È per questo che anche quest’anno useremo l’sms per mandare il nostro «Happy Christmas», buon Natale. E, considerata la festa della bontà, abbiate pietà, non «Happy Xmas».