Camorra, estorsioni e droga: arrestati 5 uomini del clan Mazzarella
Camorra e venditori, di cd e non solo. Dal 2006 i negozi pagavano una tangente di 2.500 euro al mese. Gli ambulanti di 100 euro alla settimana. Il segno che gli abusivi erano "regolari", protetti dai clan, era rappresentato dalla presenza di una busta di plastica sul banchetto. Il legame criminale è stato svelato ieri dai finanzieri di Napoli partendo da un’operazione dell’agosto scorso che è tutta romana, sul litorale, del Gruppo di Fiumicino. Gli arresti sono cinque. Si tratta di misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. I provvedimenti hanno colpito appartenenti al clan Mazzarrella - storico clan della "famiglia" di Maddalena, Mercato, Case Nuove e Soprammuro di Napoli - specializzato in una vasta gamma di reati: dall’usura ai traffici di stupefacenti, dal commercio di armi (anche da guerra) alla gestione e al controllo del mercato della contraffazione e della pirateria audiovisiva. In manette Vincenzo Mazzarella, 32 anni. Nell’ambiente si fa chiamare "Harry Potter". Poi Francesco Giuseppe Cangiano, della stessa età, detto "Peppino". Vincenzo Papi, trentunenne, e Gennaro Esposito, di 37, soprannominato "Cap e bomb". Nel 2013 Papi ha subito un agguato di camorra, raggiunto da alcuni colpi di pistola, ferito al fianco sinistro. Secondo la Finanza, portavano e detenevano armi da guerra sequestrate dalla Questura di Napoli: Beretta calibro 9, mitragliatrice Jager 7,65 e un’altra Spectre. E infine Silvio Rigotti, 37 anni, sospettato di traffico di droga. Nell’estate scorsa i sospetti non sono stati archiviati. I finanzieri avevano scoperto una banda di 11 persone con basi operative a Napoli, Arzano, Acerra, Melito di Napoli. Era organizzata con una gerarchia piramidale che vedeva a capo sei imprenditori (in grado di assemblare i prodotti "griffati") e si serviva di laboratori clandestini e di alcune sartorie artigianali per la produzione di capi taroccati, coi marchi Dolce&Gabbana, Alessandrini, Gucci, Fendi, Liu-jo, Louis Vuitton, Burberry, Armani e Hogan. Gli uomini del capitano Luigi Mennella hanno tenuto sotto controllo diversi telefoni. E attraverso il racconto di pentiti e vittime hanno ricostruito i rapporti tra chi vendeva la merce sul litorale romano (tutti italiani, molti parrtenepoe) e chi la riforniva: via camion, fermandosi sull’autostrada dove avveniva il carico-scarico della roba. Hanno capito che tra gli abusivi e la macchina della contraffazione partenopea il filo che li univa era ben stretto. È così che investigatori e inquirenti sono arrivati ai provvedimenti di ieri. Il retroscena è anche un altro, più grave. Mettendo il naso negli affari dei clan, alla Guardia di finanza di Napoli è apparso chiaro che i gruppi avevano una potenza militare, disponevano di armi da fuoco, anche da guerra. È così che è saltato fuori l’altro scenario: la contrapposizione tra i Sarno e i Mazzarella. Senza esclusione di colpi.