«Paghi il canone Rai». Ma la casa in Abruzzo è crollata

La Rai le chiede di pagare il canone, ma per una casa crollata durante il terremoto de L’Aquila dove persero la vita suo padre e i suoi nonni. Così Viviana Sidoni, 35enne romana, ha dovuto inviare all’Agenzia delle Entrate un’intera documentazione fatta di certificati per dimostrare che l’abitazione di Castelnuovo di San Pio, di proprietà di suo nonno (morto appunto nel sisma del 2009, insieme alla moglie e al figlio Emanuele padre di Viviana), non esiste più e che quell’area è considerata «zona rossa», ossia ancora a rischio a causa del terremoto.   La prima lettera della Tv di Stato (datata 6 ottobre) con oggetto «Rettifica di intestazione del canone televisivo privato» le è stata recapitata il 15 scorso. Oltretutto a un indirizzo di Roma dove lei viveva in passato insieme all’ex marito, ma dove non ha mai risieduto. «Ho subito inviato una mail all’indirizzo di posta certificata riportato sulla comunicazione della Rai per capire a che cosa si riferisse questa rettifica di intestazione - racconta Viviana - Mi è arrivata una risposta automatica che diceva che la mia richiesta era stata inoltrata e mi avrebbero fatto sapere». Ma pochi giorni dopo alla 35enne è stata recapitata una seconda lettera che la invitava a pagare entro il 28 ottobre la cifra di 134,28 euro relativa al canone 2014 più gli interessi.   Solo mercoledì mattina, quando si è rivolta allo sportello per gli abbonati Rai in via Monte Santo 52, Viviana ha ricevuto la sorpresa: il canone in questione riguardava la casa di via Piave 9 di Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere in Abruzzo rasa al suolo dal sisma, dove vivevano i suoi nonni e il padre. «L’addetta allo sportello mi ha detto che, alla morte di mio nonno, non è stata fatta la disdetta del canone - racconta ancora incredula Viviana - Ho quindi ereditato un abbonamento Rai di un’abitazione che non esiste più, che il terremoto ha ridotto in macerie. La signora mi ha anche detto che avrei dovuto disdire l’abbonamento in fretta, perché mi avrebbero prima o poi inviato anche le richieste di pagamento degli anni passati, dal 2010 al 2013».   Viviana ieri, a mezzo raccomandata, ha dovuto inviare all’Agenzia delle Entrate una serie di documenti, tra cui il suo stato di famiglia, il certificato di morte dei nonni e persino la foto della casa distrutta durante il sisma per dimostrare che quell’abitazione non esiste più dal 6 aprile 2009 e che lei neppure rientra in quell’asse ereditario. «Devo dimostrare che la casa è ora solo un cumulo di macerie, riaprendo una ferita molto dolorosa», confessa Viviana che ricorda un altro episodio che ha dell’incredibile: «Il giorno del funerale di Stato eravamo in auto al bivio del paese seguendo i feretri. Ha squillato il cellulare di mia madre. Era un addetto dell’Enel che era nell’area dell’abitazione e ci chiedeva come poteva trovare via Piave per recuperare il contatore della luce installato appena un mese prima. Mia madre ha risposto di scavare tra le macerie. A quel punto abbiamo avuto la lucidità di chiudere le utenze di acqua e luce pensando a possibili corti circuiti. Ma mai ci sarebbe venuto in mente che un giorno ci avrebbero chiesto di pagare il Canone Rai».   La famiglia di Viviana combatte da anni anche per riavere alcuni terreni agricoli che dopo il terremoto gli sono stati sottratti. «Qualche mese dopo il sisma, a ottobre, ci siamo accorti che alcuni appezzamenti non erano più a nostro nome, ma che un altro individuo se ne era impossessato, insieme ad altri 200 terreni, attraverso un’autocertificazione. Li aveva poi donati al fratello in Sardegna e alla sorella in Piemonte. Abbiamo iniziato una causa e a giugno il tribunale ci ha dato ragione riguardo a uno dei terreni, che a settembre al catasto non risultava ancora nostro. Ora ci hanno detto che dobbiamo pagare 71 euro per volturarlo».