Anche i clienti dei Parioli rischiano una condanna

Quella delle baby squillo dei Parioli è stata una vicenda che ha fatto emergere uno spaccato di città squallido e perverso. Un mondo in cui adulti erano disposti a sborsare centinaia e centinaia di euro per fare sesso con ragazzine di 14 e 15 anni. Per questa storia sono stati condannati tutti gli otto imputati dell’inchiesta sul giro di prostituzione in cui erano coinvolte le due minorenni. Con rito abbreviato il gup ha dato la condanna più alta, 10 anni, al promotore del giro, Mirko Ieni, e sei anni alla madre di una delle ragazzine. Oltre ai sei anni di reclusione, più 20 mila euro di multa, la donna ha perso la potestà genitoriale. Il gup ha disposto la perdita del diritto di successione e ha condannato la donna a risarcire la figlia in sede civile. Il giudice ha inoltre condannato Nunzio Pizzacalla, altro «gestore» del giro a 7 anni di reclusione, il commercialista Riccardo Sbarra a sei anni, l’imprenditore Marco Galluzzo a tre anni e quattro mesi. Condannati anche i clienti Michael De Quattro, Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone: il primo a quattro anni e gli altri due a un anno. Per gli ultimi due è stata dichiarata la sospensione della pena. Non solo. Il gup ha imposto multe per tutti gli imputati; per Mirko Ieni 60 mila euro, per Nunzio Pizzacalla 24 mila, per Riccardo Sbarra 30 mila, per Marco Galluzzo 8 mila, per Francesco Ferraro, Gianluca Sammarone e Michael De Quattro 3 mila. Ma la vicenda giudiziaria non è ancora terminata. All’esame dei magistrati romani, infatti, ci sono le posizioni di 60 clienti delle baby squillo. Ora molti di questi clienti sono andati a bussare alla porta dei procuratori romani. Attraverso i loro legali, chiedono tutti la stessa cosa, formalmente o meno: patteggiare la pena. Diverse persone che hanno avuto rapporti con le due baby squillo, vendute al migliore offerente proprio da chi doveva proteggerle, stanno infatti cercando di evitare di affrontare un procedimento ordinario. Un processo che li costringerebbe a recarsi in un’aula di tribunale, dove, dietro la pressione delle domande formulate da giudici e pm, sarebbero costretti a ricordare e raccontare i dettagli degli incontri avuti con quelle due bambine. Tra gli oltre 60 clienti scovati dalla procura e individuati lavorando sulle telefonate e le mail che arrivavano sui cellulari delle due adolescenti, c’è anche Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini. Era stato lo stesso Floriani, sapendo che il suo numero poteva essere finito nelle intercettazioni, a bussare spontaneamente alla porta degli inquirenti. Al momento l’uomo non ha presentato nessuna richiesta formale, non ha espresso la volontà di essere eventualmente giudicato attraverso un rito alternativo. I clienti identificati dai carabinieri erano stati riconosciuti dalle stesse baby squillo. Studentesse vittime di questo mondo perverso dove «papponi», spacciatori e personaggi della Roma bene mercificavano l’adolescenza di due ragazzine con la compiacenza di una madre disposta a vendere la figlia per permettersi un vizio in più. Sul registro degli indagati sono finiti soltanto i nomi di chi ha concordato appuntamenti attraverso sms. O di chi è stato fotografato all’ingresso dell’appartamento dei Parioli.