Madri e minorenni. Business sessuale
Denaro contante per pagare escort minorenni, madri «compiacenti» e clienti sempre più facoltosi. È uno dei volti della Capitale, svelato dall’inchiesta della Procura di Roma sulle due baby squillo. Storie di inconfessabile squallore e di vizi che si ripercuotono su minori, indotte con i soldi ad avere rapporti sessuali con uomini di ogni età. La vicenda emerge dall’inchiesta che ha consentito di portare alla condanna di otto imputati, accusati di aver sfruttato due prostitute minorenni nell’appartamento della vergogna in via Parioli, nell’omonimo quartiere di Roma. La condanna più pesate è stata inflitta al «pappone» Mirko Iei, condannato a 10 anni di reclusione. L’uomo dovrà inoltre pagare una multa di 60mila euro. Sarebbe stato lui, stando all’ipotesi accusatoria, a reclutare le due liceali, procacciando clienti e mettendo a disposizione l’appartamento nella via della Roma «bene», affittato appositamente per consentire alle ragazzine di avere i rapporti sessuali. Ben sette anni e 24mila euro di multa sono stati inflitti all’altro supporto «pappone», Nunzio Pizzacalla. Accusato di aver detenuto materiale pornografico, invece, è stato condannato a sei anni e 30mila euro di multa il commercialista Riccardo Sbarra. Per un tentativo di estorsione, sono stati inflitti quattro anni di reclusione ad uno dei numerosi clienti delle ragazzine, Mario Michael De Quattro, mentre il pusher di cocaina Marco Galluzzo, dovrà scontare una pena di tre anni di carcere. Un anno, infine, è stato sentenziato per i clienti Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone, che hanno potuto beneficiare della sospensione condizionale della pena. Sono state le due baby squillo a scoperchiare il vaso di Pandora: «La prima volta mi sono messa a piangere - ha raccontato una delle due - con un uomo di 40 anni, il primo cliente». Al procuratore aggiunto di Roma la ragazzina ha spiegato come ha iniziato a prostituirsi: «La mia amica più grande mi ha insegnato tutto: cominciava con un po’ di preliminari e poi io vedevo un po’ come andava fatto l’incontro. Piano piano ho imparato pure io», perché in fin dei conti «il fatto che io mi prostituivo secondo me non è grave». Tutto comincia attraverso una ricerca su internet: «Soldi facili». Racconta una delle due ragazzine: «Ho risposto a un annuncio. Da lì, tramite una chat, è arrivato il contatto con Pizzacalla e poi con Ieni. So che Pizzacalla è venuto due volte a Roma per incontrarmi ma mi sono rifiutata. Ieni, invece, sapeva tutto di me, anche se alla fine mi ero creata un giro di clienti miei e a lui davo pochi soldi». Ragazzine, la cui adolescenza era stata ferita. Come quando ricevevano sms vergognosi dai clienti: «Non dormo, sto sempre con una…tu mi piaci e poi mmm…hai amiche giovani? Io adoro le Lolite…infatti rosico che non abbiamo giocato». O ancora, quando un altro uomo le aveva contattate: «il mio amico ha apprezzato molto, già voleva invitarvi in viaggio a Ponza ma per il weekend».