L’eroe dimenticato ucciso dai partigiani

L’altra Resistenza di Roma. In queste ore tutti hanno ricordato le figure di Carla Capponi e Rosario Bentivegna, responsabili dell’attentato di via Rasella. Le massime autorità di Roma e quelle dello Stato hanno reso omaggio ai due gappisti nell’anniversario della strage delle Fosse Ardeatine. E si è anche parlato di dare a Bentivegna e alla Capponi la sepoltura al cimitero acattolico di Testaccio. Ma nessuno, in questi anni, si è preso la briga di dire una parola su Giorgio Barbarisi, sottotenente della Guardia di Finanza, ucciso a 22 anni da Rosario Bentivegna. Eppure Barbarisi aveva ed ha tutte le carte in regola per essere considerato un eroe della Resistenza romana. Durante l’occupazione di Roma, Barbarisi protegge sbandati e comunisti che si battono contro l’occupazione nazista. Ma il merito più grande di Barbarisi è l’atto compiuto il 4 giugno 1944 proprio mentre gli alleati liberano Roma dall’occupazione nazista. Quando il Comando Alleato prende possesso del Campidoglio per dare vita all’Amministrazione provvisoria degli Alleati (AMG). Barbarisi entra nella sede del Comando alleato chiedendo agli alti ufficiali alleati che sul Comune di Roma venga issato anche il tricolore. Ecco perché quello del 4 giugno 1944 deve essere stato un giorno speciale per Barbarisi. Ma gli bastano poche ore per ricredersi, ammesso che abbia avuto il tempo per farlo. Nel pomeriggio del 5 giugno 1944, primo giorno della Liberazione di Roma, Barbarisi è impegnato insieme ad un altro collega nella perlustrazione di via delle tre Cannelle a Roma, nelle adiacenze dell’attuale sede istituzionale del Parlamento europeo a Roma (Tra via Nazionale e Piazza Venezia). Barbarisi e un altro finanziere incrociano Rosario Bentivegna e altri militanti del Partito Comunista Italiano. Le autorità alleate hanno vietato di affiggere manifesti nella Capitale per evitare confusione e scontri politici. Barbarisi nota che alcuni giovani stanno affiggendo dei manifesti del Partito Comunista nei pressi della nuova sede de «l’Unità». Ma il sottufficiale non fa in tempo a strapparli. Un colpo di pistola, partito dalla rivoltella di Rosario Bentivegna lo colpisce all’aorta. All’epoca si disse che Bentivegna aveva scambiato Barbarisi per un soldato della milizia e che il sottufficiale aveva sparato per difendersi. Eppure, in via delel Tre Cannelle non viene trovato alcun bossolo dalla pistola di Barbarisi. I partigiani circondano il corpo di Barbarisi e impediscono ogni soccorso. Ad un signore che chiede di aiutare il giovane morente, i partigiani rispondono: «Non vedi che questo balordo è più morto di un morto?». A rendere onore a Barbarisi ci pensa il generale Clark che decora il giovane con la Medal Bronze Star. Il corso della «giustizia» è velocissimo. L’omicidio di Barbarisi deve essere giudicato da un tribunale alleato. Il processo inizia il 14 luglio. E gli Alleati, per non eccitare gli animi, lo condannano a 18 mesi per eccesso di legittima difesa. Ma poche settimane dopo, si svolge l’appello. Stavolta Bentivegna viene assolto da tutte le accuse ed esce dal carcere. Nonostante il suo gesto per innalzare il tricolore sul Campidoglio sono in pochi a ricordare l’impegno di Barbarisi nel periodo della Resistenza. Sarebbe opportuno farlo proprio ai nostri giorni visto che che tutti hanno dimenticato il suo gesto del 4 giugno 1944.