Benedetto XVI cancella i complotti: «Valide le mie dimissioni»
Un anno fa, il 28 febbraio, la Chiesa cattolica rimaneva ufficialmente senza la sua guida. Sede vacante. Una situazione prodotta da uno dei gesti forse più dirompenti della storia recente: le dimissioni di Papa Benedetto XVI. Si è molto discusso su quella scelta. Si è parlato di pressioni, di una decisione dettata da fattori esterni e, proprio per questo, non valida. A tutte queste speculazioni risponde oggi, sulla Stampa, il diretto interessato. Quella di Ratzinger, in realtà, è una risposta ad una lettera inviatagli lo scorso 16 febbraio dal vaticanista del quotidiano torinese, Andrea Tornielli. Ed è lui a svelare il contenuto della missiva del Papa emerito. A partire dal fatto che «non c'è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino» e le «speculazioni» in proposito sono «semplicemente assurde». Benedetto XVI, quindi, non è stato costretto a dimettersi e oggi nella Chiesa non esiste alcuna «diarchia». «Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto - spiega - è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza il minimo fondamento». Poi un chiarimento sul teologo svizzero Hans Küng che, nelle scorse settimane, aveva citato alcune parole contenute in una lettera ricevuta da Benedetto XVI («Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a Papa Francesco. Io oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera»). Qualcuno aveva provato a strumentalizzare quella frase ipotizzando addirittura che fosse falsa. Benedetto XVI è lapidario: «Il professor Küng ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui».