Processo Ruby bis, il pm: Minetti fece sesso ad Arcore

È il giorno della requisitoria al processo «Ruby bis» a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Il pm Antonio Sangermano ha rivendicato la necessità delle indagini sulla vicenda, nate da una «macroscopica notizia di reato. Secondo la difesa queste indagini sono state un espediente per spiare una persona dal buco della serratura. Chi sostiene questi argomenti è in malafede ed è mosso da una tesi precostituita. Noi magistrati abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale. I pm di Milano hanno ricevuto una macroscopica notizia di reato». Questa «notizia di reato» è per il pm quella relativa a «una ragazzina che girava per la città con pacchi di denaro in tasca e viveva come una prostituta soggiornando in alberghi di lusso e andava in giro a raccontare che frequentava un uomo ricco e potente. Questa stessa ragazzina risultava essere fuggita da diverse comunità per minori». Il rappresentante dell’accusa ha spiegato che nel nostro ordinamento sono in vigore i principi dell'obbligatorietà dell'azione penale e dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, ai quali le indagini si sono ispirati. «Nella vicenda Ruby - sono le sue parole - la legge è stata violata e la dignità di una minorenne è stata violentata». «Non diciamo compari, perché è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici». Così il pm Sangermano definisce il legame tra i due imputati Emilio Fede e Lele Mora. Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell'individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell'inserirle all'interno del circuito. Si comportavano come «assaggiatori di pregiati vini» che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani. Nicole Minetti, invece, per il pm, non svolgeva solamente un'attiva di intermediazione» con le giovani ospiti delle feste di Silvio Berlusconi «ma partecipava attivamente alle serate di Arcore compiendo atti sessuali retribuiti». Per Sangermano i tre imputati avevano messo in piedi «un sistema» per portare giovani ragazze alle feste del Cavaliere e creato un «apparato complesso per remunerare le giovani donne» per le loro prestazioni sessuali.