tempo di bilanci

Roma, la rinascita che parte dall'ardore dei più giovani

Gianluca Dodero

Agosto è mese di bilanci. Si usa dire sempre così, ma mai come ora l’abusato detto popolare dovrebbe essere eseguito alla lettera. E non solo in previsione dell’elezione del nuovo sindaco, quanto mai cruciale. Questo è il mese della malinconia più totale, della musica romanesca sputata al cielo, in attesa della rinascita, festeggiata tradizionalmente con le “Ottobrate Romane”, inno alla vita conservata e strappata alla malaria estiva, e quindi proprio di rinascita si dovrebbe parlare. 

Citando don Fabio Rosini e il suo splendido libro “l’arte di guarire”, che rappresenta in modo evangelico lo strazio di una fase morente, emerge un parallelismo inquietante con la situazione capitolina attuale. Roma in questo preciso momento storico incarna esattamente l’emorroissa, una donna malata di duemila anni fa, che compare nel capitolo quinto del vangelo di Marco. E’ molto debilitata, da dodici anni perde sangue “da lei sgorga sangue come da una falla”. Questa donna sta perdendo la vita. Ecco, Roma la si può immaginare più o meno così. Ogni minuto che passa potrebbe essere decisivo per salvarla, invece si intercetta nell’aria solo indifferenza, soprattutto dei più giovani, che sono i meno responsabili di questa condizione, ma quelli più importanti per ribaltarla. 

  

Giovani spesso confusi, svuotati dal virtuale, distratti e apparentemente superficiali, oppure violenti e distruttivi, non sono morti ma dormono. E vanno svegliati, perché è solo quell’ardore bene incanalato che potrà salvare questa città. Come tamponare e poi sanare questa ferita? Col fuoco. Non nel senso degli incendi tanto frequenti per secoli e secoli nella nostra millenaria storia. Fuoco nel senso di spirito. “Mens agitat molem”, lo spirito vivifica la materia, scriveva Virgilio. 

Il fuoco é il rovente ombelico che ci lega alle origini, a un corpo familiare, il fuoco purifica e sana le ferite. “La mia città, quindi, ebbe origine dal Fuoco, come, peraltro, tutte le altre città del mondo, dal momento che ogni cosa nasce da un baratto col Fuoco..." scrive Eraclito. 

Intorno al fuoco si sono perpetuate per millenni famiglie, villaggi, rioni, tribù, città e Stati. Il fuoco è simbolo della vita che continuava, unita e compatta: tutti vi si accostavano per scaldarsi e così le fratellanze si rinsaldavano. Il fuoco che si spegneva segnava la frattura di un flusso di esistenza. Un fuoco che durava anche dovendola spostare, come quello di Troia, era considerato eterno, anche se il focolare era distrutto. Oggi appare distrutto anche quello del Tempio di Vesta, il simbolo che da quasi tremila anni ci ricorda dell’eternità di questa città.  

Il fuoco che è passione, e la passione Romana è inesauribile. D’altronde Roma non finirà che con l’ultima città degli uomini, statene certi, è il nodo invisibile che lega la terra al cielo, un ululato ultraterreno confinato in definiti luoghi luoghi geografici e canali: il sacro Pomerium e il nostro cuore.  

Le ferite di questa città saranno tamponate e purificate con la passione autentica di migliaia di giovani romani che vivono nelle nostre periferie. Devono innamorarsi inguaribilmente della causa, sentire l’onere e l’onore di esser nati qui. E vivere il centro, ripopolarlo, assorbirne il portato storico, culturale, metafisico. Studiare la storia e la cultura di Roma. Riscoprire le tradizioni romanesche. I nostri giovani meritano di più, molto di più di video paccottiglia virali su Roma sud vs Roma nord o di arene estive politicizzate. Meritano una offerta culturale che faccia loro scoprire la fortuna unica e inarrivabile di chi nasce qui. E di chi qui vuole lottare per non essere ricordato come responsabile dello spegnimento di un fuoco sacro. Noi siamo pronti a lavorare a questa offerta.