ALLARME

A una settimana dal via la Roma non è pronta

Alessandro Austini

Non poteva essere altrimenti. A una settimana dalla partenza del campionato la Roma appare come la squadra meno pronta tra le grandi della Serie A. Il pareggio in rimonta a Cagliari fotografa pregi e difetti di una rosa in piena ri-costruzione e che probabilmente prenderà una forma definitiva solo a inizio ottobre, quando si chiuderà il calciomercato.

Non poteva essere altrimenti perché la società è passata di mano il 17 agosto, i nuovi proprietari sono sbarcati solo da qualche giorno nella Capitale, hanno appena iniziato a studiare il club e devono iniziare una complicata ricostruzione senza poter contare su un'area sportiva strutturata. Sì, perché la Roma che hanno comprato dall'esausto Pallotta non ha un direttore sportivo, ha una rosa sbilanciata nei ruoli, piena di trequartisti e carente di difensori ed esterni affidabili, non ha una riserva di Dzeko, lui stesso in bilico, e strada facendo ha perso di nuovo Zaniolo, che doveva rappresentare la base di ripartenza.

  

Non poteva essere altrimenti perché il mercato lo sta facendo un dirigente, il plenipotenziario Fienga, che per sua stessa ammissione non è esperto di materia calcistica e si ritrova quindi costretto ad affidarsi ai procuratori, che curano i loro interessi e dei calciatori assistiti e non certo quelli della Roma, che ha bisogno di plusvalenze, acquisti intelligenti e investimenti mirati.

Non poteva essere altrimenti perché prima di comprare vanno venduti giocatori che nessuno vuole acquistare: da Pastore a Fazio, da Perotti (di nuovo infortunato... ) a Juan Jesus, liberarsi di ingaggi pesanti è davvero un'impresa ma diventa necessario nel piano di Friedkin.

Non poteva essere altrimenti se il capitano della Roma nonché il giocatore più rappresentativo, Dzeko, sta pensando di andarsene e la società non gli impedirà di farlo se nel frattempo avrà acquistato un sostituto. Milik o chi per lui. Non aver sciolto un nodo così centrale a sette giorni dall'inizio della Serie A è un grosso problema.

Non poteva essere altrimenti perché Fonseca è ripartito con troppi dubbi attorno a sé, senza la fiducia di cui sembrava godere la scorsa stagione, sia da parte dei calciatori che dei dirigenti stessi. E se un allenatore non è sostenuto con forza dalla società, non si va lontani. I precedenti, tanti precedenti, insegnano.