ANALISI

La rivoluzione affascinante ma complicata della Lazio

Adesso si fa sul serio. Sogni, speranze, obiettivi: da stasera rotola il pallone e comincia una nuova era dopo cinque anni di Simone Inzaghi. Maurizio Sarri si è preso la Lazio da oltre settanta giorni, era il nove giugno quando quella sigaretta sul profilo ufficiale del club annunciava l’arrivo del tecnico toscano sulla panchina biancoceleste. Solo due mesi per plasmare la sua creatura portando a termine una vera e propria rivoluzione tattica e di mentalità. Già oggi si capirà lo stato della difficile opera di trasformazione, da squadra abile nelle ripartenze a campo aperto a una formazione capace di dominare il gioco col possesso palla e il pressing offensivo. La Lazio si faceva prendere, attirava gli avversari in trappola e colpiva, quella di Sarri dovrà aggredire i dirimpettai nella loro metà campo senza sbilanciarsi troppo. Un cambio epocale e, come al solito, solo il campo sarà il giudice di una scelta affascinante e inevitabile dopo lo straordinario ciclo inzaghiano. La rosa è incompleta, la mancata cessione di Correa ha ritardato alcune operazioni, ma i 23 giocatori che comporrano la lista da consegnare al giovane arbitro Sozza stasera sono comunque in grado di ben figurare contro l’Empoli guidato da Andreazzoli, eroe negativo del 26 maggio. Sarri esordisce dove il suo calcio ha cominciato a conquistare l’interesse di tutti, dopo tanti anni in giro per le serie minori. È atteso da una missione complicata: coniugare il bel gioco con i risultati come peraltro ha saputo fare nelle recenti esperienze con Napoli, Chelsea e Juve. I laziali sono pronti ad accompagnarlo in questa avventura, ce ne saranno duemila stasera al «Castellani», non pochi in epoca di pandemia. Si parte, in becco all’aquila, comandante Sarri.