intervista

Ron torna con "Sono un figlio" e svela il suo diario dei segreti

Canzoni autobiografiche che ripercorrono la sua vita e festeggiano 50 anni di carriera. Dopo 8 anni Ron torna oggi con un album di inediti intitolato emblematicamente «Sono un figlio» che conta su collaborazioni speciali: Guido Morra, Maurizio Fabrizio, Bungaro, Giulio Wilson, Niccolò Agliardi, Edwyn Roberts, Mattia Del Forno, Cesare Chiodo, Rakele, Donato Santoianni e Leo Gassmann. E tra le canzoni in scaletta anche la cover di «Break my heart again» di Finneas. 
Ron, sono passati 8 anni dal suo ultimo album di inediti. Perché «Sono un figlio» esce solo adesso?
«Dopo il lockdown aspettavo il momento in cui mi sarei emozionato di nuovo con la musica. Un giorno ho ritrovato un vecchio diario di quando avevo 15 anni. A lui confidavo storie e pensieri della mia adolescenza e, su quelle pagine, ho raccontato la storia d’amore dei miei genitori. Quando mio padre Savino si rifugiò nella cantina di mia madre scappando dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Così è iniziato tutto. Da quel momento si è risvegliata in me la voglia di raccontare ed è cominciato il viaggio a ritroso nel mio passato. Fondamentale è stata anche la musica scoperta durante la pandemia».
Cosa ha ascoltato in quel periodo?
«Grazie a Spotify ho sentito di tutto. Ho scoperto giovani talenti come Ghali e grandi musicisti internazionali come Ethan Gruska che mi ha fatto tornare la voglia di sedermi al pianoforte. Come al solito, anche stavolta è stata la musica a salvarmi». 
Nel nuovo album ci sono tante collaborazioni. Con Leo Gassmann, però, l’unico duetto in «Questo vento». Cosa l’ha spinta a sceglierlo?
«Leo è venuto nel mio studio di registrazione per lavorare al mixaggio di un suo lavoro. Mi ha fatto ascoltare le canzoni su cui stava lavorando e ho conosciuto un ragazzo davvero molto intelligente e generoso. In quel momento stavo cercando un interprete per duettare su “Questo vento” e la sua voce mi è sembrata la più adatta. Oltretutto la melodia che canta nel brano l’ha composta lui. Direi che è stato promosso alla grande».
In «Sono un figlio» c’è un brano intitolato «Melodramma pop» che ripercorre i suoi oltre 50 anni di carriera, dagli esordi fino ai giorni nostri. Qual è stato il momento più difficile e quello più felice?
«Il più difficile sono stati sicuramente gli anni di piombo. In quel periodo i cantanti non politicizzati come me venivano messi da parte. Dopo il colpo di Stato in Cile, Lucio Dalla e Francesco De Gregori mi invitarono a partecipare a un concerto al Palazzo dello Sport di Roma. Scelsi di musicare una poesia di Pablo Neruda ma sul palco venni ugualmente sommerso da una bordata di fischi. Non c’era nulla da fare. Allora girai i tacchi e me ne tornai dietro le quinte. Il giorno più bello, invece, è stato quello della vittoria al Festival di Sanremo nel ’96. “Vorrei incontrarti fra cent’anni“ non era neanche una canzone molto sanremese e la soddisfazione fu ancora più grande. Senza dimenticare il tour di “Banana Republic”. Quei concerti indimenticabili mi hanno fatto crescere tantissimo».