I nuovi trafficanti

Passaporti e visti falsi: ecco gli affari online dei contrabbandieri

Alessio Buzzelli

All’interno dello sconfinato e inquietante universo dell’industria dell’immigrazione illegale c’è una figura cruciale, che ha un ruolo centrale nel sistema degli ingressi clandestini in Europa, al pari degli scafisti. È colui che potremmo identificare con il termine «contrabbandiere»: un facilitatore che procura ai migranti passaporti, carte d’identità, patenti e altri documenti (tra cui permessi di soggiorno e di lavoro) contraffatti. Un sotto-mercato enorme, questo, che, come gli altri, si serve del web e dei social network per prosperare, utilizzandoli come vetrine agili e virali dalle quali mostrare il prodotto e appoggiandosi anche ad imprese formalmente «pulite» presenti nei Paesi di arrivo. Un prodotto che costa, naturalmente, e anche molto, con prezzi che possono oscillare da poco meno di mille euro fino a oltre diecimila, a seconda di vari fattori. A volte ad offrire documenti contraffatti sui social sono gli stessi che, come abbiamo visto nelle puntate precedenti di questa inchiesta, vendono anche viaggi e mezzi per raggiungere l’Europa; altre volte, sono soggetti dediti unicamente alla produzione di passaporti e carte d’identità falsi, come emerso dalle decine profili social trovati online, principalmente su Facebook e Tiktok, con migliaia di follower, like e commenti.

Il sistema prevede diversi passaggi: il contrabbandiere posta sulle sue bacheche immagini che dimostrino l’affidabilità del prodotto, mostrando di fatto la sua merce, lascia un contatto, di solito di app di messaggistica con alto livello di crittografia, e poi, una volta appurato che il cliente sia affidabile, si procede con l’invio di immagini di documenti falsi già disponibili, con data di scadenza e validità in bella vista.
Poi, se il facilitatore si fida, si passa alla transazione finale, talvolta in criptovalute. Per attirare più clienti possibili, si utilizzano parole chiave facili da ricondurre a questo tipo di traffici: «Schengen». «visto», «visa», «asilo», «patente», «Grecia», «Italia» sono tra le più utilizzate. Esistono pagine social «aperte» con veri e propri elenchi dei documenti disponibili, (e dove capita persino che i contrabbandieri si spaccino per avvocati o esperti di diritto) e altre dove è possibile trovare delle «recensioni». A certificare però davverol’affidabilità del contrabbandiere è il passaparola: chi acquista per primo poi passa il numero ad un connazionale, assicurando così la bontà del servizio.

Oltre a quelli dei Paesi d’arrivo, i documenti più richiesti sono, naturalmente, quelli delle Nazioni per le quali è possibile fare richiesta di asilo o di protezione internazionale. Un esempio: un nordafricano può acquistare una patente di guida siriana, recarsi in un’ambasciata della Siria di un altro Paese che riconosce quel tipo di documenti, e, a patto di saper parlare una lingua araba, farsi rilasciare un passaporto siriano valido. Una cosa del genere costerebbe dai mille fino a tremila euro, a seconda della nazionalità del documento e dall’urgenza con la quale viene richiesto. Gli acquirenti principali di visti falsi per superare i confini italiani sono originari di Marocco, Tunisia, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka.

Ma la vendita di documenti contraffatti non passa solo per il web. C’è un sistema ben consolidato anche nei Paesi europei, compresa l’Italia, quella degli «intermediari all’arrivo», dove attività dalla forma lecita - come società di consulenza, disbrigo pratiche per permessi lavorativi e di soggiorno e persino Caf- sfruttano la complessità e la lentezza di certe procedure burocratiche per ottenere permessi attraverso documenti falsi creati ad hoc, come recenti inchieste da parte delle autorità italiane hanno svelato.