Religione
Cei: preoccupa la violenza contro i cristiani, non solo verso gli ebrei
Non solo aumenta l'antisemitismo. La preoccupazione dei vescovi italiani è rivolta anche alla diffusione di islamofobia e di cristianofobia. "Tale deriva culturale aiuta anche a comprendere la diffusione in Europa di antisemitismo e islamofobia: pur legati ad aspetti diversi della frattura degli ultimi anni, essi sono tra loro connessi. La dimensione politico-culturale si intreccia con quella religiosa, facendo leva su stereotipi per i quali anche le Chiese cristiane hanno responsabilità storiche", si legge nella Nota pastorale della Cei "Educare a una pace disarmata e disarmante". L'islamofobia, si sottolinea, nasce soprattutto dal paradigma dello "scontro di civilta'" degli Anni Novanta del secolo scorso, che accentuava l'alterità della civiltà occidentale rispetto a quella islamica. "Quest'ultima viene così descritta come incompatibile con la democrazia e i suoi valori e animata da una tendenza a conquistare e omologare a sé l'altro".
"Si alimenta l'idea confusa di una minaccia di islamizzazione dei popoli europei o di una 'sostituzione etnica', per instillare nella quotidianità paura e avversione contro ciò che non si conosce. Le stesse inaccettabili azioni violente di soggetti come Hamas vengono talvolta usate come motivo per attaccare ogni realtà musulmana". Per i vescovi "nei due casi, slogan e campagne politiche favoriscono attacchi violenti contro le rispettive comunità, sostenendo forme di pregiudizio che corrompono relazioni sociali e politiche, anche in un'Europa che tanto ha investito su educazione e cultura. È la crisi di un modello di convivenza interreligiosa?".
La Conferenza episcopale osserva inoltre che "in altri contesti geografici e culturali lavorano talvolta anche forme di cristianofobia; essa si è tradotta in pesanti violenze, che in diversi casi hanno portato diversi credenti fino al martirio. Se in alcuni Paesi dove non viene assicurata la libertà religiosa, i cristiani vengono marginalizzati o addirittura perseguitati, anche in quelli di antica tradizione cristiana, non poche volte, ci sono delle forme velate di selezione, spesso in nome di una laicità che osteggia ogni forma di rilevanza pubblica della fede”.