Commissione Antimafia

Ranucci ora se la prende con Fazzolari. "Pedinato dopo la puntata su Meloni"

Gianni Di Capua

Sigfrido Ranucci è stato ascoltato in audizione dalla commissione Antimafia. Una parte dell’audizione è stata secretata perché il giornalista di Report ha chiesto di spegnere audio e telecamere dopo una domanda dell’ex magistrato e senatore M5s, Roberto Scarpinato, ricevuta in seguito al fatto di aver detto di essere stato pedinato dopo una puntata di Report che riguardava la premier Meloni su indirizzo del sottosegretario Fazzolari. Poco dopo la testimonianza fiume: «Dopo l’attentato di ottobre il livello della mia scorta è passato al quarto» livello «con una coppia di agenti e l’auto blindata». In precedenza «sono stato sotto forma di tutela a partire dal 18 maggio del 2010, fino al maggio del 2011, poi ancora dal 18 noMaggio 2010 Il giorno in cui è stata data la scorta a Ranucci per la prima volta a novembre del 2018 fino al febbraio del 2019. Finisco sotto tutela per una serie di inchieste che sono legate alla denuncia sulle attività della criminalità organizzata», ha detto il giornalista, aggiungendo che «dopo l’attentato subito nella notte tra il 16 e il 17 ottobre non ho ricevuto altre minacce, nessun episodio particolare da segnalare».

In precedenza però ha detto Ranucci: «Ci sono state vicende di cui io non ho dato pubblicità. Gli episodi più salienti risalgono al 2 giugno del 2024 quando in seguito a una puntata dove abbiamo parlato delle stragi, ci siamo soffermati sul caso dell’uccisione dell'onorevole Moro e di Piersanti Mattarella», a seguito della quale il giornalista rivela di aver ricevuto una mail criptata con una minaccia: "Se dai altre informazioni sul caso Moro ti ammazziamo". Cinque giorni dopo, ricevo una telefonata, troviamo dei proiettili di P38, li ritrova il mio responsabile della scorta davanti a casa dietro un cespuglio sostanzialmente, anche lì con delle modalità che ricordano molto la vicenda dell’ordigno del 16 ottobre perché questo ritrovamento viene fatto la mattina successiva al mio rientro, mancavo da diversi giorni a casa». Ranucci prosegue: «Il 7 giugno del 2024, al termine di una puntata di Report sull’Albania, sull’accordo del governo Meloni sui centri di migranti, noi avevamo parlato nell’ambito di questa inchiesta degli interessi degli albanesi, dei narcotrafficanti albanesi insieme al cartello messicano». Sull’attentato di ottobre Ranucci ha ricordato che «due o tre giorni prima, avevo lanciato i temi delle puntate attraverso il mio profilo social. Abbiamo parlato dell’eolico, dell’infiltrazione della ’ndrangheta, del cantiere dove abbiamo ritrovato la mitraglietta, del fatto di banca progetto, di alcune inchieste che avrebbero riguardato le stragi». Durante l’audizione c’è stato un diverbio acceso con Maurizio Gasparri che ha ricordato come secondo la procura di Caltanissetta «nella fase ideativa ed esecutiva della strage del 23 maggio 1992 non ci fu il coinvolgimento di soggetti collegati ad ambienti della destra eversiva». Facendo riferimento alla puntata di Report che legava l’attentato di Capaci a soggetti della destra eversiva.

All’esterno di Palazzo San Macuto, il giornalista ha anche avuto modo di tornare sulla questione multa a Report dall’Autorità Garante per la Privacy e sull’incontro tra il membro dell’Autorithy Agostino Ghiglia e la segretaria di Fratelli d’Italia Arianna Meloni: «Voglio ringraziare Agostino Ghiglia perché è stato l’unico, dei tre che hanno votato perla sanzione a Report, ad aver avuto un rigurgito di coscienza. Probabilmente non voleva sanzionare Report», ha spiegato Ranucci, tornando sul caso dell’audio Sangiuliano-Corsini. «Noi - ha concluso - abbiamo dimostrato che gli altri invece avevano interesse, diciamo anche personale o politico, nel voler sanzionare la trasmissione. Ghiglia purtroppo è rimasto vittima del suo rigurgito di coscienza, perché è andato a chiedere che cosa avrebbe dovuto fare ad Arianna Meloni».