antisemitismo

Sabbiadini, Keshet Italia: "Noi sempre ignorati oggi nel mirino per i simboli ebraici. Fomentano l’odio"

Christian Campigli

«È paradossale che per anni si siano disinteressati al nostro lavoro, al nostro impegno quotidiano. Oggi, improvvisamente, sembrano incuriositi solo sulla nostra posizione sul conflitto israelo-palestinese. La nostra posizione è chiara: noi siamo per la pace». Raffaele Sabbadini, presidente di Keshet Italia, risponde così al crescente antisemitismo che si è diffuso anche all'interno della comunità Lgbtqia+.

Al pride gli ebrei vengono invitati a non partecipare, esclusi. Come è stato possibile arrivare a questo punto?
«Duole che ci siano ancora parti della comunità che, dopo 10 anni di presenza ai pride, fingono di non riconoscere i nostri simboli per ciò che sono. Simboli ebraici, gli stessi che ci venivano cuciti addosso durante la Shoah, e che oggi rivendichiamo con orgoglio. Questi simboli non possono essere confusi con alcuna bandiera nazionale».

A Prato è stato espressamente chiesto alla vostra organizzazione di non sfilare con i vostri simboli, con la Stella di David. Ma il Pride non è nato per abbattere i muri?
«Eh già, personalmente sono stato molto amareggiato da quanto è successo, perché abbiamo avuto inizialmente una buona interlocuzione con la presidenza del Toscana Pride, per poi sentirci dire che c’era un problema di sicurezza causato dai nostri simboli. Le devo dire che parlare di sicurezza per persone ed organizzazioni Lgbtqia+ è già un controsenso, perchè noi ebrei Lgbtqai+ italiani abbiamo il diritto ad essere in spazi che sono anche nostri e per questo non dovremmo chiedere il permesso già a nessuno».

Non siete andati al pride di Bologna e a quello di Milano. Ci vuole spiegare i motivi di questa decisione?
«Avremmo voluto partecipare anche quest’anno al Milano Pride, come fatto fino al 2023 senza aver necessità di chiedere autorizzazione a nessuno. Ma non ci sentivamo al sicuro, pur essendo a casa nostra, non solo per gli episodi recenti nei pride di Roma in Toscana, ma perchè esistono organizzazioni che fomentano un clima d’odio che ci sta progressivamente travolgendo».

Il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, ha detto, in un'intervista rilasciata al nostro quotidiano: «Se il Pride non è sicuro per gli ebrei non lo è per nessun altro cittadino». Si riconosce in questa affermazione?
«La sua affermazione è assolutamente condivisibile: il pride deve essere un luogo di inclusione non di esclusione, vale per noi ma varrebbe ad esempio anche per buddisti, musulmani, cristiani, atei. Inclusione per chiunque voglia lottare per i nostri diritti».