extra omnes
Conclave al via tra veleni e accordi segreti. Da Parolin a Grech ecco chi ci crede
Il giorno tanto atteso è arrivato, da questo pomeriggio i 133 cardinali elettori si chiuderanno nella Cappella Sistina per eleggere il 267º successore di Pietro. Questa elezione oltre ad essere la più affollata di sempre è anche la più incerta degli ultimi decenni, con un Collegio cardinalizio quasi interamente nominato da Jorge Mario Bergoglio ma al contempo estremamente diviso sia per provenienza geografica che per affinità di pensiero, vedute, prospettive. L’incognita sulla durata di questo terzo Conclave del XXI secolo non è solo lo sport giornalistico preferito dai cronisti di tutto il mondo assiepati nella sala stampa vaticana ma la realtà che emerge anche dalle poche dichiarazioni estorte agli elettori.
Molti porporati restano ancora confusi, disorientati e nonostante il lungo dibattito svoltosi nelle dodici Congregazioni generali dei giorni scorsi c’è chi avrebbe voluto ancora più tempo per capire, soppesare, conoscere meglio i possibili candidati al papato. Il dato che ne emerge è già di per sé una buona notizia: tutti i cardinali vogliono che il futuro pontefice li convochi più spesso e non soltanto per i Concistori dedicati alla nomina di nuovi colleghi come avvenuto durante tutto il regno di Francesco. Il momento del confronto collettivo è comunque finito ed è giunta l’ora di votare, serrare i ranghi, affinare strategie. Questo pomeriggio, dopo l’ingresso processionale nella Sistina, i cardinali giureranno ad un ad uno sui Vangeli e subito dopo il Maestro delle cerimonie pontificie Diego Ravelli pronuncerà il fatidico «Extra Omnes»: fuori tutti coloro che non portano sul capo lo zucchetto rosso. Chiuse le porte e rimasti soli, i porporati saranno chiamati per la prima volta a scrivere sulla scheda il nome di colui che nel proprio animo ritengono debba essere l’eletto. Un blocco consistente è pronto a votare fin dal primo scrutinio il Segretario di Stato uscente Pietro Parolin.
Nei giorni scorsi avevamo scritto che potrebbe partire da un pacchetto di voti già assicurati che sfiorerebbe quota cinquanta preferenze. Qualcuno ritiene che nel frattempo siano aumentate, altri che siano invece leggermente diminuite. Impossibile saperlo. Se però Parolin vuole uscire dalla loggia centrale della basilica vaticana con la talare bianca, l’operazione dei suoi grandi elettori – far convergere progressivamente su di lui gli indecisi e interi altri blocchi - deve riuscire in fretta e senza ostacoli. Sono ancora molti gli elettori del Conclave 2013 che ricordano l’impennata iniziale di Angelo Scola che si assestò già nel secondo e poi nel terzo scrutinio non riuscendo a convogliare altri voti oltre a quelli con cui era partito. Il rischio che si ripeta lo stesso anche per Parolin è concreto e i suoi sostenitori ne sono consapevoli. Chi non voterà fin da subito il numero due di Bergoglio è invece intenzionato o a puntare su candidati affini alle proprie idee oppure a fare gruppo geografico.
Quest’ultimo è il caso degli africani, che potrebbero decidere di puntare sul loro leader indiscusso, il cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu. Anche molti asiatici propendono per un candidato di provenienza continentale al primo turno e i nomi più accreditati sono addirittura quelli di due filippini: ovviamente Luis Antonio Tagle, ma anche dell’astro nascente Pablo Virgilio Siongco David, che ha ricevuto molti apprezzamenti per il suo intervento alle Congregazioni. I conservatori, su cui gli occhi di tutti sono puntati per capire su chi faranno convergere la loro ventina di voti, sono ancora indecisi se giocare subito la carta dell’ungherese Peter Erdö o lasciarlo per il momento in disparte e votare lo svedese Anders Arborelius come proprio candidato di bandiera. Entra nella Cappella Sistina con la certezza di ricevere subito almeno una ventina di preferenze anche il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Pizzaballa e c’è chi dice che potrebbe essere lui il candidato che tutti gli altri gruppi starebbero valutando di contrapporre a Parolin in un secondo momento. Resta pur sempre il nodo della sua giovane età, che rende molti porporati titubanti di fronte alla prospettiva di un papato certamente più che ventennale. Riceveranno da subito voti anche tre bergogliani doc: il presidente della Cei Matteo Zuppi, il cardinale marsigliese Jean-Marc Aveline e il segretario generale del Sinodo Mario Grech, di origini maltesi. Proprio su Grech si concentra negli ultimi giorni lo sguardo di molti indecisi, perché sono emerse alcune sue posizioni teologiche e liturgiche che piacciono inaspettatamente anche ai conservatori. Infine, i due candidati di compromesso del terzo giorno: l’americano sui generis Robert Francis Prevost e il diplomatico di lungo corso Fernando Filoni. Quest’ultimo, settantanovenne, sarebbe la scelta a cui starebbe pensando chi già prefigura un Conclave in cui i maggiori candidati non riescano a raggiungere l’altissimo quorum richiesto e si decidesse di optare per una soluzione di transizione con l’idea di riaggiornarsi tra qualche anno.