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Stellantis inizia la ritirata dall'Italia: 2.500 esuberi da Mirafiori a Cassino

Gianluca Zapponini

La sensazione è quella che lo smantellamento sia cominciato. E che le parole, decisamente ambigue e fumose di Carlos Tavares, gran capo di Stellantis, altro non siano che una specie di messaggio subliminale al governo: la ritirata del costruttore di auto, l’unico rimasto a produrre in Italia con un marchio italiano, Fiat, è cominciata. Gli indizi ci sono tutti, le prove no. Non ancora, almeno. La certezza è che la casa automobilistica con baricentro francese e sede legale in Olanda taglia ancora in Italia. Oltre 2.500 esuberi, destinati ad aumentare quanto l’azienda si pronuncerà sugli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Melfi. In altri termini, un piano per spegnere il lavoro, come lo ha definito la Fiom, rilanciando l’appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni affinché convochi il ceo Tavares. Al momento, infatti, sono certe 1.560 uscite da Mirafiori, pari a oltre il 10% dei dipendenti, 850 da Cassino di cui 300 in trasferta a Pomigliano e 100 da Pratola Serra. Di sicuro, Mirafiori è ormai in pieno depotenziamento. Certo, tutto fa parte dell’accordo per le uscite volontarie sottoscritto dall’azienda e dai sindacati, con l’eccezione dei metalmeccanici della Cgil. Ma nella crudezza dei numeri, c’è da farsi qualche domanda. I sindacati sono in allarme e non potrebbe essere altrimenti. «Le cifre richieste dall’azienda a Torino sono altee questo ci deve far riflettere sul fatto che la situazione è sempre più drammatica, è urgente accelerare il confronto con Stellantis e istituzioni per creare un vero progetto di rilancio per Mirafiori», afferma Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino. Ancora più drammatica la versione della Fiom. «La presidente del Consiglio convochi Tavares prima che sia troppo tardi.

 

Questi esuberi peseranno gravemente anche sulle aziende della filiera della componentistica. L’accordo sindacale sulle uscite incentivate in Stellantis, che non è stato firmato dalla Fiom, è un macigno sul piano di incontri convocati dal ministro Adolfo Urso del Mimit con i sindacati, le Regioni e le imprese», affermano Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità. «La situazione negli stabilimenti di Stellantis in Italia è in netto peggioramento. Inoltre, sembra che Leapmotor, gruppo cinese, abbia deciso di allocare la produzione della city car elettrica presso lo stabilimento Stellantis in Polonia e non a Torino», spiegano De Palma e Lodi. E anche questa non è una buona notizia.

Eppure per l’azienda l’Italia continua a rimanere centrale, come ha fatto sapere un portavoce di Stellantis. «Gli accordi in corso di realizzazione con le organizzazioni sindacali a Torino e in altre realtà italiane rientrano nel percorso definito nell’accordo quadro siglato venerdì scorso con le organizzazioni sindacali nazionali firmatarie del Contratto Collettivo Specifico di Lavoro. L’automotive mondiale sta cambiando velocemente e l’Italia ha un ruolo cruciale da svolgere attraverso questa trasformazione epocale».