verso le europee

Daniele Capezzone, bomba sulle europee: come cambia la par condicio

A ridosso delle elezioni europee di giugno stanno per cambiare le regole per l'informazione politica in tv. E avranno l'effetto di "ingabbiare" la premier Giorgia Meloni. Lo spiega Daniele Capezzone su Libero anticipando quello a cui sta lavorando l’Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Va detto che la proliferazione dei canali televisivi e la sovrapposizione tra web e social hanno reso anacronistiche le regole sulla par condicio. "Per anni l’Autorità si è basata su criteri esclusivamente quantitativi (il minutaggio delle presenze di partiti ed esponenti politici)", spiega il direttore editoriale che ricorda come un approccio più qualitativo sia stato chiesto dalla stessa magistratura amministrativa per applicare le norme al meglio.

Invece "l’Agcom si sta preparando a un vero e proprio blitz che irrigidirebbe ulteriormente le cose", spiega Capezzone. Il nuovo regolamento prevederebbe un "più pazzotico obbligo quantitativo, che imporrebbe una fantomatica ponderazione tra il tempo assegnato ai partiti e gli ascolti della fascia oraria in cui è inserito il programma in cui i vari politici vengono ospitati". Insomma, una sorta di algoritmo che integra minutaggio, fasce orarie e ascolti tv. Un "gabbione", continua il direttore, che "non solo appare poco fattibile in termini di costruzione delle trasmissioni (provate voi a muovervi in questo caos, dando la parola a tutti ed evitando di incorrere in sanzioni), ma soprattutto non ha alcuna certezza di produrre effetti efficaci: che si fa se una fascia d’ascolto teoricamente alta fa flop", o se un programma va meglio del previsto?

 

C'è poi una componente "più furbesca e insidiosa", sottolinea Capezzone, "perché sarà sempre l’Agcom – a candidature presentate – a vigilare su tutto". Se Giorgia Meloni deciderà di candidarsi alle Europee continuerà, ovviamente, a fare la premier: come dovrebbero comportarsi tg e programmi? "Il fatto è che l’Agcom si è riservata un potere ultradiscrezionale e sovrano di valutare se, quando Meloni parla di un certo tema, lo stia facendo come capopartito o come capo del governo. Una volta introdotto l’elemento inafferrabile che abbiamo visto prima (le fasce orarie, gli ascolti, una par condicio estesa a dismisura e sottoposta a sanzioni-monstre), ogni testata radiotelevisiva, ogni direttore, ogni redazione, saranno esposti a dilemmi ingestibili: che fare se la Meloni fa un annuncio sui social? Come darne conto? Come trattare un’iniziativa del governo? Come “conteggiare” tutto?".  L'esito prevedibile è un surplus di esposti all'Agcom e proteste, che già non mancano.