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Giulia Cecchin, indiscrezione sull'interrogatorio di Turetta: "Decisivo"
Da una parte l'autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin finalizzata a definire cause della morte ma anche tempi e modalità dell'aggressione. Dall'altra l'interrogatorio di Filippo Turetta davanti al pm. La giornata di venerdì 1 dicembre potrebbe rappresentare un'accelerazione importante nelle indagini per il femminicidio che ha scosso l'Italia. Anche perché dopo le brevi dichiarazioni spontanee rese davanti al gip Benedetta Vitolo, domani lo studente universitario - difeso dall’avvocato Giovanni Caruso - potrebbe decidere di rispondere al pm di Venezia Andrea Petroni e andare ben oltre le poche ammissioni fatte sul delitto dell’11 novembre scorso.
Infatti il legale dello studente sarebbe andato per quattro volte in carcere per incontrare il suo assistito, forse proprio per preparare il delicato confronto. Nelle sue dichiarazioni spontanee al gip Turetta aveva detto di voler “ricostruire cosa è scattato" quella notte. I tempi potrebbero essere maturi e il 21enne potrebbe, per la prima volta, ricostruire la serata trascorsa insieme alla ex, quindi il rientro dal centro commerciale di Marghera fino al parcheggio a 150 metri dalla villetta della famiglia Cecchettin a Vigonovo (Venezia) dove Giulia viene accoltellate e un testimone chiama il 112 per denunciare le urla di una ragazza. La studentessa viene costretta a risalire in auto, quindi nella zona industriale di Fossò avviene la seconda aggressione e la morte della 22enne. Turetta dovrà spiegare perché aveva con sé dei coltelli, del nastro adesivo con cui le ha tappato la bocca e dei sacchi neri con cui ha cercato di coprire il cadavere buttato in un dirupo non lontano dal lago di Barcis, a oltre 100 chilometri dal luogo dell’omicidio. Dettagli che serviranno a costruire il capo d’accusa: Filippo potrebbe doversi difendere dall’aggravante della premeditazione. I genitori del ragazzo non sono andati a trovarlo per la prima volta , come era stato detto. Tra le ipotesi, riporta l'Agi, c'è quella che "abbiano preferito non incontrarlo in carcere, pur avendo il via libera del pm, proprio per non turbarlo ulteriormente in vista dell’interrogatorio e che lo faranno dopo questo passaggio, forse decisivo".
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Sarà invece l’autopsia, in programma domani a Padova, a svelare se c’è anche l’aggravante della crudeltà. Il medico legale, assistito dai consulenti nominati dalle parti, dovrà stabilire quando è morta Giulia, in che modo è stata uccisa e se il suo corpo è stato seviziato dopo. La famiglia Cecchettin ha nominato come consulente Stefano D’Errico, che già si è occupato del caso di Liliana Resinovich, la pensionata triestina trovata morta con un sacchetto in testa. Gli accertamenti permetteranno di capire a che ora è morta Giulia, che ha subito una doppia aggressione, dapprima a pochi metri da casa sua in auto, e poi nella zona industriale di Fossò e se, com’è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare, a ucciderla sia stato lo "shock emorragico" determinato da una contusione alla teste per una violenta spinta a terra. E, tra le intenzioni degli inquirenti, c’è anche quella di capire se il ragazzo abbia infierito su Giulia, prefigurando così l’aggravante della crudeltà che sussiste quando "la volontà dell’agente è di infliggere alla vittima sofferenze gratuite, inutili, ulteriori e non collegabili al normale processo di causazione dell’evento morte".