Panico

Virus West Nile, prime infezioni nell’uomo. Si scatena il panico: “Massima attenzione”

Dopo il primo caso in Veneto di infezione nell’uomo, in provincia di Verona, cresce l’attenzione verso la diffusione del virus West Nile. L’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, a partire dal 13 luglio ha registrato 6 casi di positività in zanzare nelle province di Verona, Rovigo, Padova e Venezia. «Siamo di fronte al classico caso da manuale poiché l’infezione nell’uomo si manifesta generalmente 2 settimane dopo le prime positività nelle zanzare», afferma Gioia Capelli, direttrice sanitaria dello Zooprofilattico. L’episodio è accaduto infatti in una zona non lontana dal comune di Ronco all’Adige (Verona), dove il 17 luglio è stata registrata la prima positività di West Nile virus in zanzare.

 

 

«Fortunatamente - sottolinea Capelli - quest’anno la situazione sembra più favorevole. I pochi casi riscontrati nelle zanzare e negli animali diminuiscono la probabilità che il virus si diffonda anche nell’uomo. Seguiamo con la massima attenzione l’evoluzione della situazione epidemiologica, in stretta collaborazione con le autorità sanitarie regionali e nazionali».

 

 

Per la sorveglianza entomologica, i ricercatori dell’IzsVe hanno posizionato 85 trappole per zanzare distribuite fra Veneto (65) e Friuli Venezia Giulia (20). Il monitoraggio viene effettuato in modo capillare da maggio a ottobre con catture di una notte ogni due settimane per ciascun sito. Sulla base di questi dati, «la circolazione del virus in Triveneto appare oggi meno intensa rispetto al 2022 quando nel solo Veneto si verificarono 500 casi di West Nile nell’uomo (723 in Italia), con 166 forme neuro-invasive e 22 decessi», ricorda l’istituto. Le analisi genetiche condotte su campioni umani e animali - prosegue la nota - confermano che in Veneto anche quest’anno sta circolando, oltre al ceppo virale WNV-2 anche il ceppo WNV-1, emerso nel 2021 dopo 8 anni di assenza e ormai stabilizzatosi in quest’area. «La segnalazione del caso umano - conclude Capelli - conferma che la rete di sorveglianza funziona molto bene. Nel momento in cui abbiamo trovato la prima zanzara positiva si è subito attivato il sistema di screening per le attività trasfusionali di sangue nell’uomo, per prevenire la trasmissione del virus. La sorveglianza integrata su insetti, animali e uomo è un bell’esempio di approccio One Health, fondamentale in un momento in cui i cambiamenti climatici aumentano i rischi sanitari connessi alla diffusione di patogeni emergenti e malattie trasmesse da vettori».