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Pesca, Coldiretti tuona contro l’Ue: così affondate 3mila pescherecci

Sono quasi tremila i pescherecci italiani che saranno «affondati» dalle nuove linee europee che prevedono la scomparsa della pesca a strascico, il settore più produttivo della marineria nazionale, con un impatto devastante sull’economia sull’occupazione e sui consumi. È l’allarme lanciato dai pescatori di Coldiretti Impresapesca che hanno avviato la protesta nei i porti lungo tutta la costa italiana, anche facendo suonare all’unisono le sirene delle imbarcazioni. Una mobilitazione che riguarda tutta l’Unione Europea con l’hashtag #SOS_EU_Fishing per tutto il weekend che precede la giornata dell’Europea del 9 maggio. L’obiettivo è far arrivare la protesta a Bruxelles e al Commissario alla Pesca ed all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, le cui nuove linee di indirizzo ad integrazione della Politica Comune prevedono provvedimenti choc per la Flotta Italia. 

 

 

La misura più dirompente - denuncia Coldiretti Impresapesca - è il divieto del sistema di pesca a strascico che rappresenta in termini di produzione ben il 65% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali. Scelte che sono il frutto di un estremismo ambientalista lontano dalla logica e che non tiene conto peraltro di quanto già promosso dalla stessa Unione Europea sul fronte della tutela degli stock, con le norme di contenimento dello sforzo di pesca nel Mediterraneo, in particolare per Adriatico e West-Med, avviate nel 2019 e seguite dai pescherecci italiani, che, a detta della stessa Commissione, cominciano a dare risultati positivi sulla conservazione delle risorse ittiche. 

 

 

Un risultato raggiunto grazie ai sacrifici delle marinerie italiane, ricorda Coldiretti Impresapesca, che vengono ora di fatto cancellati, mentre le stesse regole non vengono seguite dai pescherecci dei Paesi extraUe che si affacciano sul Mediterraneo, liberi di fatto di pescare anche più di prima approfittando delle restrizioni a cui sono obbligate quelle nazionali. L’eliminazione della pesca a strascico, senza che siano state peraltro previste risorse adeguate per la riconversione, significa per l’Italia la rinuncia ai 2/3 del pescato nazionale, aggravando ulteriormente una situazione che nel 2022 ha visto arrivare in supermercati e ristoranti del nostro Paese oltre 1 miliardo di chili di prodotto straniero tra fresco e trasformato, pronto spesso per essere servito come tricolore nei ristoranti.