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Cospito, il ricatto del terrorista: "Smetto il digiuno se liberate altri detenuti al 41 bis"

Francesca Musacchio

Cospito non molla e rilancia. L’anarchico al 41 bis e in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso, durante l’udienza di ieri davanti ai giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano, non solo ha chiesto per sè stesso la revoca del regime carcerario per motivi di salute, ma si è detto disposto a «interrompere il digiuno» se il tribunale di Sorveglianza «liberasse gli altri detenuti dal 41 bis», in particolare «persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni».

I giudici, il cui provvedimento dovrebbe arrivare entro cinque giorni, dovranno decidere se accogliere la richiesta di deferimento della pena ai domiciliari presentata dai legali dell’anarchico. Ma il Procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, sempre durante l’udienza di ieri ha chiesto invece un ricovero stabile nel reparto detentivo del 41 bis dell’ospedale San Paolo (dove attualmente di trova Cospito) e espresso parere contrario al deferimento della pena ai domiciliari. Il Pg, infatti, si sarebbe appellato all’articolo 11 dell'ordinamento penitenziario secondo il quale «ove siano necessarie cure o accertamenti sanitari che non possono essere apprestati dai servizi sanitari presso gli istituti» può avvenire in maniera stabile un trasferimento in «strutture sanitarie esterne di diagnosi o di cura, con provvedimento del giudice che procede». Il parere negativo al deferimento della pena ai domiciliari, e precisamente a casa della sorella a Viterbo, si basa invece sulla giurisprudenza più recente in materia di «autodeterminazione» della malattia che esclude il deferimento della pena in caso la «patologia sia autodeterminata».

La posizione dell’anarchico, però, anche durante l’udienza di ieri non è mutata. Il suo legale, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, ha rimarcato come quella del suo assistito non sia una scelta sul cibo ma sull’esistenza: «A casa potrebbe leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere. La sua battaglia è quella: essere in salute non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba sto bene, l'essere umano deve poter crescere intellettualmente - aggiunge il difensore - e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita». Sullo sciopero della fame, infatti, Cospito secondo il presidente del tribunale di Sorveglianza, Giovanna Di Rosa, è apparso «lucido e determinato», nonostante proprio il giudice ha tentato di convincerlo ad interrompere il digiuno.