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Ong, Papa Francesco inchioda l'Europa sui migranti: "Non solo l'Italia". E Salvini ringrazia

Salvare vite in mare e accogliere i migranti è un dovere. Così come redistribuirli in tutti gli Stati Ue i cui governi devono trovare un accordo sui numeri. Sono i migranti e la situazione calda davanti alle coste e nei porti della Sicilia fra ong e Governo italiano il primo pensiero di Papa Francesco, tornato dalla quattro giorni in Bahrein. Il Mediterraneo è "il più grande cimitero del mondo" ha detto ai giornalisti sul volo di ritorno a Fiumicino. La questione dei migranti "è una sfida" mentre "il principio" è che "i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati - ha continuato -. Ogni governo dell'Unione Europea deve mettersi d'accordo su quanti ne può ricevere". Bergoglio ha sottolineato come "al contrario sono quattro i Paesi che li ricevono: Cipro, la Grecia, l'Italia e la Spagna".

E il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ringrazia il Pontefice: "Grazie al Santo Padre per le parole di grande saggezza. L’Italia non può essere lasciata sola e non può accogliere tutti”.

Francesco poi entra nel dibattito a nemmeno poche ore dall'aver festeggiato e omaggiato nella Capitale del Regno del Bahrein, Manama, la 'sua' "Chiesa abitata da persone provenienti da molte parti del mondo. È bello appartenere a una Chiesa formata da storie e volti diversi, lo specchio di questo Paese, delle genti che lo popolano e del paesaggio". Questi alcuni stralci dell'incontro di preghiera e Angelus davanti ai vescovi, i sacerdoti, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali riuniti nella chiesa del Sacro Cuore, la prima struttura cristiana costruita nell'Arabia Settentrionale.

"Cerchiamo di essere custodi e costruttori di unità - ha proseguito Bergoglio prima del rientro a Roma fra battute e ringraziamenti a chi ha reso possibile il viaggio, e ad autorità e popolo del Bahrein per la "squisità ospitalità" -. "Facciamolo nelle comunità; facciamolo nelle case religiose; facciamolo nelle famiglie; facciamolo anche nella società multireligiosa e multiculturale in cui viviamo: sempre a favore del dialogo, tessitori di comunione con i fratelli di altri credo e di altre confessioni". Perché "le divisioni del mondo, e anche le differenze etniche, culturali e rituali - è il pensiero del leader del Vaticano - non possono ferire o compromettere l'unità. I diversi linguaggi umani non restino distanti e incomprensibili; abbatte le barriere della diffidenza e dell'odio, per creare spazi di accoglienza e di dialogo". In circa un'ora di discorso di chiusura dal viaggio in Medioriente, Bergoglio ha tracciato l'agenda del presente e le preoccupazioni: le mille "terre martoriate in Libano, Ucraina, Etiopia". Ai cristiani e i fedeli di altre Confessioni ricorda: "State attenti al chiacchiericcio: le chiacchiere distruggono una comunità" e consiglia di "sporcarsi le mani per dare testimonianza" contro il "restare nel 'quieto vivere'" fingendo di "non vedere le opere del male". Un pensiero finale il Santo Padre lo dedica a chi ha perso la libertà in carcere: "Sai cosa penso io, quando entro in un carcere? - chiede -. 'Perché loro e non io?'. Ma prendersi cura dei detenuti fa bene a tutti, come comunità umana, perché è da come si trattano gli ultimi che si misura la dignità e la speranza di una società". Sull'aereo che lo riporta in Vaticano Bergoglio conclude 96 ore serrate attaccando le guerre sul pianeta: "Vorrei lamentarmi - con i cronisti e vaticanisti presenti - in un secolo, tre guerre mondiali! Quella del 1914-1918, quella del 1939-1945, e questa. Questa è una guerra mondiale, perché è vero che quando gli imperi, sia da una parte che dall'altra, si indeboliscono, hanno bisogno di fare una guerra per sentirsi forti e anche per vendere le armi. Perché oggi credo che la calamità più grande che c'è nel mondo è l'industria delle armi".