procura di torino

Inchiesta Juventus, spuntano le prime intercettazioni sui bianconeri

Luca De Lellis

Un nuovo caso piomba con veemenza sull’inchiesta Prisma, nella quale è indagata la Juventus come persona giuridica insieme ad altri 15 dipendenti della società (tra cui l’attuale DS del Tottenham Fabio Paratici). Dalle prime intercettazioni raccolte dalla Procura di Torino emergono alcune dichiarazioni neanche troppo criptiche di Federico Cherubini, direttore sportivo del club. “Per fortuna che alla luce delle recenti visite ci siamo fermati”, afferma in una telefonata del 22 luglio 2021 il DS bianconero, rivolgendosi al direttore finanziario Stefano Bertola.

Ma a cosa si riferisce? Secondo gli inquirenti alle prime perquisizioni della Guardia di Finanza, scattate in quel periodo per le eventuali accuse di reati di falso in bilancio e false comunicazioni al mercato (con particolare riguardo alle plusvalenze). Per il Tribunale del capoluogo piemontese questa frase risuonerebbe come un’ammissione di colpa. Una sorta di confessione per aver creato delle plusvalenze ad “arte”, gonfiando consapevolmente il valore dei calciatori scambiati. Inoltre - riporta La Repubblica – per l’accusa è segno che i dirigenti hanno interrotto per timore quel modus operandi. Nella medesima conversazione, infatti, Cherubini dice anche: “Il nostro lavoro è scovare talenti nei settori giovanili, valorizzarli e poi venderli, e lì fare le plusvalenze sane”.

 

 

 

 

Un’altra questione ancora è quella degli stipendi risalenti al primo periodo pandemico. Sempre Repubblica ha diffuso un messaggio che l’allora capitano della Juve Giorgio Chiellini avrebbe inviato nella chat di squadra su WhatsApp: “Ragazzi, tranquilli. Vado dal presidente e firmo una scrittura a garanzia”. I magistrati contestano il reato di falso in bilancio proprio in riferimento a un comunicato societario del 28 marzo 2020, nel quale si annunciava un accordo con calciatori e staff tecnico per “la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020”.  Da questo avviso si evinceva, dunque, che non sarebbero state retribuite 4 mensilità per un totale di 90 milioni di euro mentre in realtà i calciatori avrebbero rinunciato soltanto a una mensilità. Chiellini, nel testo, avrebbe anche aggiunto che il comunicato sarebbe stato diverso da quanto pattuito per “questioni di borsa”. E, per la Procura, questa è la prova che i giocatori sapevano che gli stipendi sarebbero stati dilazionati e non cancellati del tutto, come invece appare sul bilancio relativo all’anno 2020.

Nell’intento di compattare l’ambiente - già scosso da risultati di campo inferiori alle aspettative - il proprietario Andrea Agnelli ha convocato tutti i dipendenti del club alla Continassa. La riunione ha visto la presenza degli avvocati bianconeri che hanno spiegato il contenuto delle accuse e la motivazione che spinge la Juventus a essere serena e “convinta di avere sempre agito nel rispetto delle norme e delle leggi che regolano le materie finanziarie, come nella prassi dell'industria del calcio". Due gli scenari futuri dopo la conclusione delle indagini preliminari: la richiesta di archiviazione da parte della Procura o, se il Gup (Giudice dell’udienza preliminare) dovesse ritenere idonee le prove raccolte, il rinvio a giudizio. In ogni caso, la sensazione è che ci sia poco bianco e tanto nero nel periodo che sta attraversando la Juve.