tragedia

Omicidio della piccola Elena Del Pozzo, continuano le indagini. Riflettori sui possibili complici

Continuano le indagini sull'omicidio della piccola Elena. La madre ha confessato l'omicidio ma non è ancora chiaro il movente e le modalità dell'omicidio. Tra le incognite che avvolgono la vicenda l'esistenza o meno di eventuali complici che possano aver partecipato al crimine anche come occultamento del cadavere. E anche su questo si concentreranno le indagini degli investigatori nei prossimi giorni. 

Intanto giovedì è prevista l’udienza di convalida dinanzi al gip di Martina Patti, la mamma di Mascalucia che ha ucciso la figlia di 4 anni, la piccola Elena. L’accusa è di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Dinanzi al giudice delle indagini preliminari la strategia difensiva sarà quella di una perizia psichiatrica. Individuato da parte della famiglia di Martina Patti lo psichiatra Antonino Terranova. «Noi faremo accertamenti del caso con uno specialista per vedere se ci sono rilievi di profilo psichiatrico che possono avere influito sul fatto», spiega il legale Gabriele Celesti. Non è stato ancora deciso il giorno dell’autopsia che dovrà chiarire molti lati oscuri della vicenda. Sarà certamente effettuata prima della fine della settimana.

 

 

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«La signora ha detto di avere ucciso la figlia sul luogo del ritrovamento e l’arma utilizzata sembrerebbe sia stato un coltello. Nell’interrogatorio ai carabinieri e alla Procura non ha saputo ricostruire cosa accaduto, lei era come annebbiata». Lo afferma Gabriele Celesti, il legale che assiste la donna accusata di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento del cadavere della piccola figlia Elena, che avrebbe compiuto 5 anni il mese prossimo. «È chiaro che poi - aggiunge l’avvocato - si possono innescare meccanismi psichici di rimozione perché ovviamente si tende ad allontanare da sé il fatto». «Tecnicamente cercheremo di fare tutto quello che possiamo fare - evidenzia - anche per colmare le lacune che ancora ci sono nelle indagini. Il rapporto con l’ex - ricostruisce il penalista - si era concluso da tempo. C’era la figlia che, come può accadere nelle separazioni, può costituire motivo di ripicca, conflitto o ricatto, a seconda delle mentalità dei protagonisti». Rispondendo ai giornalisti, l’avvocato Celesti dice infine che non sa «se il movente della gelosia sia reale o parziale, di questo la signora non ne ha parlato».