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Tagadà, Marco Tarquinio: la retorica si ritorcerà contro Zelensky. Drammatica previsione sulla fine della guerra

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La retorica si ritorcerà contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il direttore de L'Avvenire, Marco Tarquinio, commenta la situazione sul campo nella guerra e gli scenari di una possibile via negoziale tra Russia e Ucraina, sempre più difficile se le parti non scendono a compromessi. "La retorica che accompagna la sua gestione della crisi gli tornerà in testa prima o poi", afferma il giornalista nella puntata di mercoledì 8 giugno di Tagadà, il programma condotto da Tiziana Panella su La7.  Si riferisce naturalmente Zelensky, che a livello politico ha una "maggioranza composita tutt'altro che disposta ad accettare qualunque tipo di concessione" alla Russia per il cessate il fuoco. 

 

"Ma tutti noi sappiamo che, piaccia o non piaccia, si arriverà la fine un punto di caduta con delle concessioni reciproche e dei compromessi", spiega Tarquinio secondo cui "solo un compromesso fermerà il massacro". Tutto questo forse si poteva evitare, spiega, se si fossero trovate le "parole giuste" all'inizio, e questa è "la colpa storica di Putin e di Zelensky e se la porteranno addosso con i morti ammazzati, in divisa e non". 

 

I possibili sviluppi del conflitto sono ancora più drammatici. L'esercito russo è tre volte più grande di quello ucraino ma deve presidiare un grande territorio. Gli ucraini "hanno le truppe d'élite impegnate nell'ultimo Baluardo del Donbass e stanno procedendo con l'arruolamento forzato di tante persone", spiega Tarquino che ribalta la retorica dell'eroismo: "Le madri in lacrime vedono i figli richiamati". Ma anche i soldati russi "stanno rifiutando di essere rimandati al fronte, è giusto che queste cose si sappiano", afferma il direttore: "E queste sono persone coraggiose". 

 

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