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La dimora contesa tra Abramovich e Berlusconi. "Requisite Villa Fanini, è di un oligarca putiniano"

Valeria Di Corrado
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C’è un imprenditore toscano che chiede allo Stato italiano di congelare i beni di proprietà del magnate russo Artem Avetisyan, a cominciare da Villa Fanini (ex Villa Arnolfini), una dimora seicentesca da 2.400 metri quadrati, circondata da un parco di 16mila metri quadrati sulle colline lucchesi, a Gragnano, frazione del comune di Capannori, lo stesso nel quale si trova Villa Lazzareschi, requisita dalla Finanza a un altro oligarca russo: Oleg Savchenko. Il 71enne Ivano Fanini, fondatore e presidente del team ciclistico «Amore&Vita» (la più antica squadra professionistica al mondo ancora in attività), ha depositato il 5 marzo scorso un esposto alla Procura di Lucca chiedendo che le sanzioni adottate dall’Unione europea contro una lunga lista di oligarchi russi siano «applicate anche ai signori Avetisyan, Artem ed Elena», al momento esclusi dalla black-list. «Devono essere sottoposti al blocco di tutti i loro beni sul territorio dello Stato - si legge nell’esposto - È una richiesta che rivolgo espressamente alle Autorità italiane e, per quanto di specifica competenza, anche alla Procura di Lucca, relativamente al complesso immobiliare di decretato valore storico-architettonico e artistico denominato Villa Fanini».

 


La contesa tra il patron del team ciclistico e il magnate russo nasce proprio da questa storica dimora, a 30 chilometri da Forte dei Marmi, impreziosita da affreschi in stile barocco completati nel 1687 da Angelo e Michele Colonna e Gioacchino Pizzoli. Fatta costruire dalla famiglia Arnolfini agli inizi del ’600, venne acquistata da Ivano Fanini nel 1983. Nell’estate del 2010 il magnate russo Roman Abramovich atterrò con il suo elicottero nel parco secolare della villa. «Mi propose di acquistarla per 50 milioni di euro - racconta Fanini - e che ci avrebbe voluto far alloggiare ogni tanto la squadra del Chelsea (le cui quote societarie ora l’ex presidente del club di calcio ha messo in vendita, proprio per evitare le sanzioni nei suoi confronti, ndr). Io comunque rifiutai l’offerta, anche se era davvero allettante, come rifiutai quella fatta nel 2008 dai principi del Belgio, e prima ancora da Berlusconi». Il 30 luglio del 2011 a Villa Fanini si svolse un party esclusivo, costato circa un milione e mezzo di euro, con 300 invitati (quasi tutti provenienti dalla Russia) per festeggiare il compleanno della fidanzata di Artem Avetisyan, che in quell’occasione si dimostrò interessato all’acquisto. A cantare fu chiamato Andrea Bocelli, che raggiunse il palco su un cavallo bianco. La dimora è stata usata anche come location per un servizio fotografico di Elisabetta Gregoraci e per girare alcune scene del film «Il nipote di Barbablù» con Miriana Trevisan

 


Nel 2018 Villa Fanini fu venduta all’asta per 4,1 milioni di euro ad Artem Avetisyan, al termine di una procedura esecutiva promossa dalla Banca Etruria, con cui Fanini aveva un debito di poco più di 1,5 milioni. «La prima valutazione d’asta sfiorava i 40 milioni, poi si è arrivati inspiegabilmente a 12 milioni di euro - spiega Fanini - E da poco Artem Avetisyan l’ha rivenduta alla madre Elena, altra cittadina russa, alla cifra di 600mila euro». L’imprenditore toscano aveva già presentato altri esposti che mettevano in discussione la correttezza della perizia usata per l’asta. Da lì ne è nato un procedimento per truffa e falso, ancora aperto alla Procura di Lucca.

«Il tantissimo denaro che i russi facevano circolare nel nostro Paese e in Toscana, acquistando a destra e a manca e spesso in procedura d’asta, rappresenta il loro modo di prevaricare», si legge nell’esposto a cui sono state allegate le foto di Avetisyan in compagnia di Putin. «Tra l’altro mi piange il cuore a vedere che la mia villa ora è abbandonata in uno stato di degrado», conclude Fanini, assistito dall’avvocato Fiorenzo Alessi.

 

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