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La Finanza "bracca" Usmanov, il benefattore amato da Marino e Raggi

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Luigi Garbato
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«È grazie anche ai mecenati come Usmanov che possiamo ricominciare a fruire di questi spazi. Il mecenatismo è qualcosa che fa bene a chi lo fa e ai cittadini che ne beneficiano». Era il 2017 quando l’ex sindaco di Roma Virginia Raggi pronunciava queste parole in riferimento alla donazione di 300mila euro del filantropo russo-uzbeko per il restauro della sala degli Orazi e Curiazi dei Musei Capitolini. Ma il forte legame che ha l’oligarca Alisher Usmanov con la Capitale è stato dimostrato nel tempo anche con un’altra donazione da 200mila euro, questa volta per finanziare l’intervento di restauro della Fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale.

 

Il rapporto con la città eterna risale a qualche anno prima, al periodo cioè in cui era primo cittadino Ignazio Marino. Il sindaco aveva infatti annunciato il contributo di quasi due milioni di euro da parte dell’industriale russo, soldi che sarebbero stati utilizzati anche per lavori al Foro di Traiano. La pioggia di denaro che è scesa sulla Capitale potrebbe però interrompersi, poiché la Guardia di Finanza sta indagando su tutti i suoi beni che si trovano in Italia. Le Fiamme Gialle, infatti, dopo aver congelato una villa in Costa Smeralda dal valore di 17 milioni all’azionista di maggioranza di Metalloinvest ed ex direttore generale di Gazprom Invest, amico di Vladimir Putin, non hanno ancora chiuso gli accertamenti nei suoi confronti sul territorio nazionale, compresa la città eterna, con la quale Usmanov ha un solido legame. Il suo nome, tra l’altro, finì anche nell’inchiesta che aveva coinvolto l’ex sindaco Marino per presunte spese illecite, accuse dalle quali fu poi assolto con formula piena.

L’oligarca, infatti, andò a cena in un noto roof garden nella Capitale con l’ex primo cittadino. Nell’elenco delle spese, che durante l’indagine erano state definite dagli inquirenti «non istituzionalmente giustificate», c’era pure la cena da 3.540 euro con Usmanov.

 

L’ex sindaco Marino aveva affermato che «all’inaugurazione della sala degli Orazi e Curiazi la sindaca (Raggi ndr.) ha fatto l’elogio del mecenatismo e dell’importanza della ricerca di donazioni private. Chissà se ha scritto una lettera con un biglietto d’invito per l’evento ad Alisher Usmanov. Il Movimento 5 Stelle nel 2015 mi denunciò per le mie cene di rappresentanza e negli atti delle indagini della procura tra tutte le spese per le cene di rappresentanza del mio mandato di 28 mesi venne elencata, ovviamente, anche la cena offerta l’11 aprile 2014 ad Alisher Usmanov...fu Alisher Usmanov a offrirsi di farsi carico delle spese (della sala degli Orazi e Curiazi ndr.) dopo che gliene parlai nell’autunno 2014. Usmanov è un personaggio straordinario, con una vita così singolare da meritare un romanzo».

 

La Finanza, intanto, avrebbe chiuso gli accertamenti in Italia nei confronti di Oleg Savchenzo, Vladimir Roudolfovitch Soloviev, Gennady Nikolayevich Timchenko e Alexey Alexandrovits Mordaschov, colpiti con il blocco dei beni poiché inseriti nella lista nera dell’Unione europea dopo l’invasione dell’Ucraina. L’unica posizione invece ancora in piedi, e sulla quale i finanzieri voglio fare piena luce, è proprio quella del magnate che ha dimostrato negli anni «beneficienza» nei confronti della Capitale. È quindi ancora caccia aperta ad altri beni che uno degli uomnini più ricchi della Russia e del mondo potrebbe avere sul territorio italiano e nella città eterna.

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