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In Onda, Paolo Mieli sbotta sull'obbligo vaccinale: "Bisogna essere civili e rispettare chi ha dubbi"

Giada Oricchio

L’obbligo vaccinale introdotto dalla Francia per arginare la variante delta del Covid-19 ha infiammato il dibattito in Italia: è possibile mutuare quel sistema o è una violazione della libertà individuale come sostengono Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Matteo Salvini, numero uno della Lega? E come si controlla che gli accessi ai locali pubblici siano regolari? L’editorialista del Corriere della Sera, Paolo Mieli, invoca il buon senso: “Sì al green pass, ma bisogna essere civili e rispettare chi ha dubbi”.

Il direttore Mieli, ospite di In Onda, il talk politico di LA7, mercoledì 14 luglio, si dice favorevole a un attestato virtuale o cartaceo per potersi muovere senza limiti: “Serve un diagramma, un certificato che testimoni che una persona abbia gli anticorpi. Questa è la cosa importante. E non metterei mai sullo stesso piano gli anticorpi con un tampone”, ma alla domanda di Concita De Gregorio su quale strada perseguire, obbligo o persuasione, evidenzia: “E’ ovvio che quella è una scusa per costringere la gente a vaccinarsi. Dire che non si può fare vita sociale, non si può andare nei ristoranti o sui mezzi di trasporto è un incentivo a vaccinarsi. Una persuasione nemmeno troppo occulta”.

Nelle more di una decisione del governo Draghi, c’è un problema non più rimandabile: i 200.000 insegnanti non vaccinati. “A settembre riapre la scuola, se non si fanno inoculare, insegnano in DAD?” chiede il conduttore David Parenzo e Mieli adotta una posizione intermedia: “Bisogna tenerli fuori dalle classi ed è altrettanto chiaro che la via è quella di disincentivare a non farlo. Tuttavia la parola obbligo contiene la conseguenza delle sanzioni. Che tipo di sanzioni si dà a chi non si vaccina? Un conto è dire che non si può fare vita sociale, ma bisogna anche essere civili e capire che possono esserci obiezioni legittime per sé stessi o i propri figli senza nuocere alla comunità. Ci può essere qualcuno che ha dubbi dopo il caos AstraZeneca e Reithera che non si è capito perché non sia stato approvato”.

Il direttore, noto per essere un sostenitore delle misure restrittive, sottolinea con grande equilibrio: “Una persona legge i giornali, pensa che sui vaccini non tutto sia chiaro e dice: rimango chiuso a casa mia, non vado in giro però consentitemi di essere prudente, questo deve essere legittimo, ci vuole misura tra diritti e doveri”.