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Funivia Mottarone, "quel cavo non si spezza". I testimoni contro Gabriele Tadini. Verso nuovi indagati

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A una settimana dalla tragedia della funivia del Mottarone a Stresa, sul Lago Maggiore, la giornata di lutto, proclamata dal presidente del Piemonte Alberto Cirio in ricordo delle 14 vittime, è segnata da una significativa svolta nelle indagini. La gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, rimette in libertà il gestore dell'impianto Luigi Nerini e il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, mentre il caposervizio Gabriele Tadini finisce ai domiciliari, come chiesto dal suo legale.

Secondo la giudice non solo non ci sarebbe stato nessun pericolo di fuga degli indagati, ma dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia "appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti di Tadini, come appare evidente che nulla apportano a conforto della chiamata in correità di Tadini, anzi la smentiscono". Uno racconta che è stato il caposervizio a ordinare di mettere i ceppi che evitano l'azionamento dell'impianto frenante e l'installazione è avvenuta già all'inizio della stagione, il 26 aprile. Di più. Un dipendente mette a verbale di ricordare bene che Tadini gli disse: "Prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole".

Le parole della gip sono inequivocabili: "Tadini sapeva benissimo di aver preso lui la decisione di non rimuovere i ceppi; Tadini sapeva perfettamente che il suo gesto scellerato aveva provocato la morte di 14 persone; Tadini sapeva che sarebbe stato chiamato a rispondere, anche e soprattutto in termini civili, del disastro causato in termini di perdita di vite umane. E allora, perché non condividere questo immane peso, anche economico, con le uniche due persone che avrebbero avuto la possibilità di sostenere un risarcimento danni?".

Secondo la giudice per le indagini preliminari, inoltre, il caposervizio "ha dichiarato il falso" quando ha detto che non aveva i poteri per interrompere il funzionamento della funivia, che gli sarebbero invece attribuiti per legge, mentre a carico di Nerini e Perocchio ci sarebbe "totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni" e il quadro indiziario sarebbe "scarno". Una sconfessione di parte del lavoro della pm Olimpia Bossi, che va avanti nelle indagini, anche per verificare eventuali responsabilità di altri dipendenti della funivia.

La notizia positiva è che le condizioni di Eitan, bambino di 5 anni unico sopravvissuto al crollo della funivia e ricoverato all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino, sono in significativo miglioramento, anche se la prognosi rimane riservata. Per la prima volta ha cominciato a mangiare alimenti morbidi e leggeri, per ora resta in Rianimazione per precauzione. Se non ci saranno complicazioni, nei prossimi giorni verrà sciolta la prognosi. Accanto a lui, dopo aver perso mamma, papà, fratellino e bisnonni, ci sono sempre una zia e una nonna.

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