giustizia malata

Loggia Ungheria, parla Piero Amara: "Sono attendibile ecco perché". Cene, saluti, relazioni: cosa spunta da Porro

Giorgia Peretti

Si torna a parlare della Loggia Ungheria negli studi di Quarta Repubblica. Il programma di approfondimento del lunedì sera condotto da Nicola Porro, nella puntata di lunedì 17 maggio, dà voce alle rivelazioni della figura chiave della vicenda: Piero Amara, ex legale dell’Eni condannato e inquisito per i depistaggi contro la stessa azienda e per alcuni episodi di corruzione in atti giudiziari. Stando alla cronaca i verbali di Amara svelerebbero l’esistenza di una presunta associazione segreta. La ormai celebre Loggia Ungheria costituita da quaranta nomi, tra cui politici, magistrati, imprenditori, avvocati e vertici della polizia. Figure di spicco in grado di influenzare le nomine politiche e condizionare alcune decisioni. Pietro Amara è iscritto nel registro degli indagati di Perugia, che sta indagando sull’intera vicenda che sembra smascherare anche la cattiva gestione di documenti compromettenti per la magistratura all’interno del Csm. 

 

Le copie dei verbali vengono inviate dal magistrato  Paolo Storari al consigliere del Csm, Piercamillo Davigo che non segue le vie formali. Della questione se ne parla informalmente ma le carte restano nel suo ufficio e poco dopo il pensionamento arrivano senza alcun timbro ufficiale ai giornali. Il magistrato, Storari,  è indagato insieme alla segretaria Marcella Contrafatto che sarebbe ritenuta il corvo cioè la persona che avrebbe diffuso i verbali ai giornalisti.

 

Nuove rivelazioni esclusive emergono nella trasmissione di Porro: il primo a parlare è Vincenzo Armanna. Ex manager dell’Eni che secondo Amara avrebbe fatto parte alla loggia, ai microfoni di Quarta repubblica racconta: “Amara è furbo ma non è uno che ha una strategia. È spinto da qualcuno. Ho visto in maniera più o meno sistematica per alcuni mesi che c’erano un gruppo di persone è un sistema con relazioni forti. C’era un modo scherzoso di salutarsi.” A che fare con il nome Ungheria? – chiede l’inviata. “Sì ma non con la piazza come tutti dicono” – risponde Armanna.

 

Poi continua: “Di quello che dice non che sia tanto falso o poco vero… diciamo che è un po’ romanzato ma i nomi sono quelli. Nelle poche cene a cui ho partecipato ho visto persone che già conoscevo, c’erano il prefetto di Roma e il comandante di vigilanza di Roma…” Infine precisa: “Non è una loggia massonica, perché non ci sono riti. Ma se mi chiedi se esiste un sistema che poteva essere travestita in loggia? La risposta è sì. E se le persone sono sempre le stesse? Ancora sì. Amara con altri facevano le nomine, mi ha anticipato dei movimenti prima ancora che accadessero, ha parlato di tantissimi piani. Se lei mi dice- riferendosi alla giornalista- se ho mai visto la capacità di Amara di influenzare le nomine del prefetto di Roma, io le dico sì”.

L’inviata riesce a rintracciare anche la figura portante della vicenda che ha scatenato la bufera sulla magistratura. Piero Amara che preferisce riferire nelle sedi opportune ma nel frattempo si difende così: “Spero di spiegare il prima possibile la natura della Loggia Ungheria.” La accusano di essere inattendibile – incalza la giornalista. “Non esiste nessuna sentenza che mi ha dichiarato inattendibile. Il 100% delle sentenze che hanno giudicato le dichiarazioni da me prese hanno tutte affermato la mia assoluta attendibilità. Chi afferma il contrario dice assolutamente il falso. Su questo non posso dire altro, se la legge esiste ancora ne parliamo nelle sedi competenti”, conclude Amara.