Veleno su Verona. Ma hanno fatto bene a dire basta a Roberto Saviano

Francesco Storace

Hanno ululato per una giornata sulla rete. Strepitato. Insultato. E tutto questo per un atto assolutamente legittimo del consiglio comunale di Verona: la revoca della cittadinanza onoraria a Roberto Saviano. Che in effetti – per dirla alla Di Pietro – ci si chiede che c’azzecchi con la città scaligera.

Ma tant’è, in questo Paese bisogna dire sissignore a senso unico. Il politicamente corretto deve vincere sempre. Ma Verona si è ribellata. Si dice: decisione politica. Può darsi, esattamente come politica fu la motivazione per dare a Saviano un riconoscimento non si capisce quanto motivato.

Con lo stesso candore della batteria di hater che si è mossa all’unisono a difesa dello scrittore scortato potremmo dire che l’errore ci fu, ma nel passato.

Del resto, suscita abbastanza stupore ogni uscita di Saviano, che non perde occasione per insultare chi non gradisce. È recentissima la sua presa di posizione televisiva in cui ha definito “bastardi” Matteo Salvini e Giorgia Meloni. È normale che possa essere cittadino onorario di un qualunque luogo un signore che prende a male parole quelli che considera avversari politici? Ma che esempio offre a quella città, ai suoi giovani, chi si esprime in questa maniera? Quale modello propone, l’odio?

La cittadinanza onoraria di un comune, per di più importante come Verona, non può essere confusa con la tessera di un partito o l’adesione a un centro sociale. E’ un riconoscimento che va onorato e non calpestato.

E forse si è trattato di una decisione presa in ritardo: andava revocato, quell’atto amministrativo, almeno quando Saviano esaltò quella Carola Rakete che se ne andava a speronare le navi della Guardia di Finanza per imporre all’Italia il suo carico di clandestini. Certo, alcuni magistrati sono con chi fa passare il messaggio che si possano tranquillamente osteggiare leggi, norme, disposizioni dello Stato, ma non è detto che tutti si debba essere d’accordo. Anche perché Verona, almeno da Giulietta e Romeo in poi, è più città d’amore che d’odio.