LA REPLICA

Ma Crisanti tiene duro: è il gran capo di Pfizer a non credere al vaccino

"Ho detto una cosa molto semplice, e cioè: 'Nel momento in cui ci saranno dati che dimostreranno l'efficacia e la sicurezza del vaccino, mi vaccinerò'. Questo ho detto. Mi è stata fatta una domanda a bruciapelo, mi è stato chiesto: 'Lei, oggi, si vaccinerebbe?'. E io ho risposto: 'No, oggi no perché ancora non sono usciti i dati'. Niente di più. Ho avuto il coraggio di dire quello che penso. Finora noi possiamo fare valutazioni solo su dichiarazioni fatte dalle aziende. E, sulla base di solo queste dichiarazioni, io il vaccino non lo farei. Bisogna aspettare che la comunità scientifica lo approvi. Non mi sembra così insensato".

Così Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova, in una intervista rilasciata al giornale online Tpi.it "Nessuno però - ha aggiunto - si è scandalizzato per il fatto che il Ceo di Pfizer ha venduto le sue azioni dell'azienda il giorno dopo quell'annuncio (quello secondo cui il vaccino prodotto dalla multinazionale insieme a Biontech ha un'efficacia del 90%, ndr). Eppure lui è la persona più informata: perché si è venduto le azioni se pensa che il vaccino sia efficace? Sono queste azioni che minano la fiducia nel vaccino. Non persone equilibrate che fanno un discorso di sicurezza, come ho fatto io".

"La mia posizione - spiega ancora Crisanti - non potrebbe essere più distante da quella dei No Vax. Sono amareggiato. Soprattutto per le reazioni di certi colleghi, che ritengono che quella mia dichiarazione possa avvantaggiare i No Vax. Quando invece proprio quella mia dichiarazione può indurre le persone a vaccinarsi, molto più di certe loro posizioni manichee. Mi hanno trattato come se non fossi uno di loro. Questo mi ha amareggiato molto". E ha spiegato: "Penso solo di aver intercettato in modo corretto alcune delle perplessità della gente comune. Se il 70% degli italiani è scettico rispetto al vaccino, ci sarà una ragione: o sono tutti idioti? In genere per sviluppare un vaccino ci volevano dai 5 agli 8 anni, perché le diverse fasi venivano effettuate una dopo l'altra. In questo caso chiaramente hanno fatto prima perché, appunto, le fasi di sperimentazione sono state parzialmente sovrapposte e perché questo è un vaccino genetico, quindi molto più facile da sviluppare. È ancora troppo presto per dire quale dei vaccini che sembrano più vicini all'approvazione (Astrazeneca, Pfizer e Moderna) sia più efficace. Sul vaccino russo, se non altro, stanno iniziando a far vedere qualche dato. E sembra promettente".