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Il Coronavirus arriva in Bankitalia. E i dipendenti si infuriano: "Informati in pochi"

La lettera del sindacato che alza il velo sui contagi nelle filiali

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Un focolaio di Coronavirus anche nella Banca d'Italia. E' quanto emerge da una nota vergata oggi dal sindacato First Cisl.

"Da lunedì 28 settembre 2020 - si legge - sono purtroppo ripresi i casi di colleghi riscontrati positivi al Coronavirus dopo aver trascorso periodi di lavoro in presenza; ciò ha costretto la Banca a collocare tempestivamente in lavoro da remoto tutti i colleghi di lavoro dei contagiati. Sappiamo che dei vari episodi sono stati avvisati, via SMS-ALERT, soltanto gli appartenenti alle Divisioni/Servizi dei colleghi, fatta eccezione per la Filiale di Bergamo che, essendo stata chiusa in seguito all'evento, è stata per forza di cose oggetto di una comunicazione pubblica. Nessun avviso, quindi, per chi ha lavorato condividendo spazi comuni - mense, bar, bagni - con i colleghi positivi senza appartenere alle medesime unità organizzative". 
 
Poi il sindacato si lamenta sulla mancanza di comunicazione sui casi riscontrati in banca: "Esprimiamo al Servizio Risorse Umane, il nostro più totale disaccordo sulla modalità di comunicazione scelta. Noi crediamo che ricevere queste informazioni sia un diritto di tutti i colleghi, tanto più che la segnalazione è anonima. Ci affidiamo perciò alle parole degli esperti".
 
Quindi arriva la citazione: “Le persone danno il meglio di sé quando possono affrontare insieme una situazione difficile. Tutto si complica quando percepiscono di essere 'manipolate', ingannate, quando pensano che le cose non gli siano dette come stanno. Questa è proprio la situazione in cui è più probabile che nascano sentimenti di panico o di rifiuto, inducendo le persone a ignorare qualsiasi istruzione a o sviluppare ipotesi paranoiche.”
La frase è di Peter Sandman ed è tratta dall'opera "Dilemmas in Emergency Communication Policy", del 2003.

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