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Coronavirus. cresce l'età media dei contagiati in Italia e aumentano i focolai

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Nelle due ultime settimane si è osservato «un amento significativo dell’età mediana alla diagnosi» da infezione da Covid-19. Inoltre aumenta il numero di contagi in ambito familiare. È quanto si legge nel rapporto sul monitoraggio dell’evoluzione dell’epidemia elaborato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità e relativo al periodo dal 7 al 13 settembre. Questo dato, viene spiegato nel rapporto, è probabilmente dovuto «ad una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia: questo si riflette in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri. Si raccomanda quindi di adottare tutte le opportune precauzioni anche in ambito familiare».

Dunque da tre settimane si assiste ad un «cambiamento epidemiologico». Come detto, infatti, sono confermati «i segnali rilevati la scorsa settimana di una maggiore trasmissione in ambito domiciliare/familiare con circolazione del virus anche tra persone con età più avanzata. È infatti ancora in aumento l’età mediana dei casi diagnosticati (41 anni nella settimana di monitoraggio) ed il 35 per cento dei nuovi casi diagnosticati nella settimana di monitoraggio ha un’età maggiore di 50 anni».

Secondo il rapporto, «sono stati riportati complessivamente 2.397 focolai attivi di cui 698 nuovi, entrambi in aumento per la settima settimana consecutiva (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 2.280 focolai attivi di cui 691 nuovi)». Questo, si legge ancora nel rapporto, «comporta un sempre maggiore impegno dei servizi territoriali nelle attività di ricerca dei contatti che sono riusciti finora a contenere la trasmissione locale del virus».

«Nel periodo 27 agosto al 9 settembre 2020 l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 0,92, al di sotto di 1 nel suo valore medio dopo due settimane. Bisogna tuttavia interpretare con cautela - si specifica - l’indice di trasmissione nazionale in questo particolare momento dell’epidemia. Infatti, Rt calcolato sui casi sintomatici, pur rimanendo l’indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità, potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale. Pertanto l’Rt nazionale deve essere sempre interpretato tenendo anche in considerazione il dato di incidenza».

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