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L'Aria che Tira, Pierluigi Lopalco: cosa dobbiamo fare contro la seconda ondata di contagi

Giada Oricchio
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Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e professore di Igiene dell’Università di Pisa - ospite dell’approfondimento sull’attualità “L’Aria che Tira” in onda ogni mattina su La7 - ha risposto all’allarme dell’Oms su una sicura seconda ondata del Coronavirus in autunno: “Serve massima vigilanza”.

A “L’Aria che Tira”, versione estate, il conduttore Francesco Magnani ha intervistato l’epidemiologo Lopalco sulla certezza dell’OMS in merito a una seconda sicura ondata di Covid19: “Per noi l’emergenza sanitaria è passata, ma dobbiamo spiegare bene perché è passata per non far passare messaggi che sembrano in contrapposizione. L’emergenza è passata perché siamo intervenuti con una massiccia prevenzione. Oggi l’intervento preventivo è ancora più importante di prima per impedire una riaccensione del virus, dobbiamo ragionare in termini di investimento per prevenire un’eventuale seconda ondata, non in termini di rendita. Se interveniamo non avverrà una seconda ondata”.

Alla domanda se fosse corretto dire che il Coronavirus si è indebolito, Lopalco ha risposto: “E’ corretto dire che siamo nella coda di una circolazione epidemica e che non deve essere libero di tornare a correre. Basti pensare all’emergenza sanitaria, fu causata dalla circolazione indisturbata del virus nel nostro paese per tre mesi, è stato accertato che fosse presente in Italia tra fine novembre e dicembre. Se non siamo prudenti nel giro di tre mesi crea una nuova emergenza. Non dobbiamo lasciarlo libero di correre altrimenti si crea una nuova emergenza. Il virus in questo momento circola poco, abbiamo una bassa circolazione e questo significa che la probabilità di trovare un portatore di Covid negli assembramenti è molto bassa e questo ci fa stare tranquilli, ma è una fase in cui va mantenuta alta la guardia in termini di sorveglianza”.

Magnani ha chiesto anche se sia importante la distinzione tra positivi deboli e forti e se sia ancora giusta la misura della quarantena e l’epidemiologo: “E’ importante identificarli e segnalarli perché rappresentano il serbatoio e non devono essere messa in grado di contagiare gli altri. Certo non basta un tampone positivo per tenere una persona prigioniera due mesi. Le istituzioni ci devono indicare con chiarezza la soglia di infettività e di pericolosità per gli altri. L’apertura delle frontiere? Nel momento in cui il Covid19 circola in un paese con un’intensità superiore alla nostra dobbiamo aver cautela ed è giusto averla. Bisogna mettere in atto delle misure per vigilare e comunque la sorveglianza deve essere alta nel nostro territorio”.

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