FUTURO GIALLOROSSO

Virginia Raggi vuole ridurre le torri per dare l'ok allo stadio della Roma

L’obiettivo, per il Campidoglio, è quello di arrivare domani, alla ripresa delle riunioni plenarie della conferenza di servizi che deve esaminare il dossier Stadio di Tor di Valle, con qualcosa in mano di concreto e, possibilmente, scritto e condiviso. Per questo, la Giunta Raggi ha deciso di scegliere un tecnico di fiducia del Sindaco (ancora da nominare) che dovrà affiancare i proponenti per identificare un percorso progettuale e amministrativo utile a redigere un documento che deve contenere la riduzione del 20% delle cubature delle torri e con il quale presentarsi, almeno in forma embrionale, in Conferenza di Servizi. Solo 24 ore di tempo per fare un lavoro delicatissimo: capire come conciliare questa riduzione di cubature, quali «risparmi» consentire sugli altri costi senza stravolgere la delibera di Marino sul pubblico interesse. Questo è quanto è emerso dalla riunione di ieri mattina, anticipata da Il Tempo, fra il sindaco, Virginia Raggi, entrata in Campidoglio da un ingresso posteriore, e il dg della Roma, Mauro Baldissoni, e il costruttore Luca Parnasi, a loro volta passati da un ingresso ancor più defilato. Assente l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, ma sostanzialmente difeso dal sindaco (le esprime in modo un po’ estremistico, ma le sue sono le nostre idee. Che però poi vanno mediate con la realtà). Pur non essendo emersa nessuna indicazione specifica su quale opera pubblica possa saltare per mantenere in equilibrio tutto il progetto, l’indiziato numero uno per la cancellazione continua a essere il finanziamento di 50 milioni e spicci per la metro B o la Roma-Lido. Il possibile iter per giungere a questa riduzione è inserire la modifica della delibera Marino dentro il testo della futura variante urbanistica che verrà discussa in Consiglio comunale. Vi è una seconda ipotesi che circola in Campidoglio e che prevederebbe di ritoccare, dentro la variante urbanistica, gli indici di edificabilità, cioè uno dei parametri sul quale si calcola lo sviluppo delle cubature. In sostanza, il Comune marca 5Stelle riterrebbe che ai tempi della giunta Marino questi indici siano stati calcolati in modo troppo generoso in favore della Roma. Quindi, ora si possono abbassare: questo significa non toccare le opere pubbliche, che rimarrebbero tutte invariate, ma agire su un altro elemento che determina le cubature. Quindi, di fatto, le cubature date in compensazione si ridurrebbero e i proponenti pagherebbero la costruzione dell’intero complesso più di quanto previsto fino ad oggi. Altro vantaggio in questa ipotesi: la conferma di tutte le opere pubbliche andrebbe a sgonfiare i rischi di potenziali ricorsi al Tar basati sulla cancellazione delle opere di pubblico interesse; non sarebbe necessario un nuovo progetto e si proseguirebbe con l’attuale Conferenza di Servizi. E mentre continua a rafforzarsi il ruolo di grande tessitore del presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, ormai stabilmente presente a tutte le riunioni anche in vista della futura votazione in Aula della variante urbanistica, nella serata secondo round con la Raggi che ha incontrato (nuovamente) la sua maggioranza e gli assessori oggi mancanti, Berdini («c’è stato uno sgombero a Roma, non so se vivete in questa città...», ha detto ai giornalisti che gli chiedevano conto della sua assenza mattutina mentre era impegnato per lo sgombero del centro sociale Alexis) e Frongia. La partita che si sta giocando è delicatissima: al momento c’è solo la richiesta del Comune di ridurre le cubature di questo 20% ma rimane ancora la necessità di capire come fare senza violare la delibera di pubblico interesse di Marino, mantenendo le opere pubbliche e facendo rimanere l’intera opera, da 1 miliardo e quasi 700 milioni di euro di investimenti privati, in equilibrio economico finanziario.