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Trentodoc, la firma del Trentino nel mondo delle grandi bollicine
C’è un suono che in Trentino racconta meglio di altri la sua identità: quello del tappo di una bottiglia di Trentodoc. Le bollicine di montagna sono oggi uno dei simboli più riconosciuti dell’eccellenza italiana, ma la loro storia nasce da una visione, più che da un territorio.
Fu Giulio Ferrari, all’inizio del Novecento, a credere che anche tra le Dolomiti si potessero produrre spumanti di qualità pari a quelli francesi. Scelse la fermentazione in bottiglia, il metodo classico, e dimostrò che altitudine, escursioni termiche e terreni calcarei potevano dare risultati straordinari. Da allora, il Trentodoc è diventato un nome, un marchio e una cultura.
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Oggi sono oltre 60 le case spumantistiche che producono Trentodoc, con più di 120 etichette diverse. Ogni anno si superano i 12 milioni di bottiglie vendute, frutto di un territorio che unisce innovazione e rispetto per la natura. Le cantine di Trento e della Valle dei Laghi conservano ancora le antiche gallerie scavate nella roccia, dove il vino affina per anni, a temperatura costante, nel silenzio.
Il Trentodoc si distingue per finezza e verticalità: profumi di mela, agrumi e crosta di pane, bollicina sottile e un’eleganza che nasce dal clima di montagna. È il primo metodo classico italiano ad aver ottenuto la DOC nel 1993, un riconoscimento che sancisce il legame profondo tra altitudine e qualità.
Oggi è protagonista sulle tavole più raffinate e nei percorsi di enoturismo trentino, dove le cantine accolgono visitatori tra degustazioni, visite guidate e panorami mozzafiato. Un brindisi con il Trentodoc non è solo un gesto di festa: è un modo per assaporare la montagna, la sua precisione e la sua anima.